Minerali dei conflitti: si spinge per un regolamento europeo più stringente

Il regolamento, così come votato dalla commissione INTA, potrebbe ancora consentire ai minerali dei conflitti di essere presenti nei prodotti elettronici venduti in Europa. Il voto in sessione plenaria di Maggio deve perfezionare quest’aspetto.

Il controllo delle risorse naturali, come la terra o l’acqua, è all’origine di molti dei conflitti che oggi colpiscono le popolazioni dei Paesi in via di Sviluppo. Stessa cosa capita anche per le risorse minerarie. In questo ultimo caso, eserciti, bande armate, organizzazioni criminali, oltre a creare dei veri e propri conflitti, schiavizzano uomini, donne e bambini nel lavoro delle miniere, per poi vendere questi minerali alle imprese che producono smartphone, computer, elettrodomestici, nei mercati ricchi.

Con l’obiettivo di arrestare il traffico illegale di minerali, e il conseguente sfruttamento di intere popolazioni, Focsiv, Cidse, EurAc e Justice et Paix sono impegnate nella Campagna Europea sui Minerali dei Conflitti. Il 9 marzo scorso, dai promotori di questa Campagna, è stata lanciata una petizione europea sostenuta, fra gli altri, anche da un gruppo di 140 vescovi, per chiedere l’adozione di un regolamento a livello europeo più efficace e che obblighi le imprese a rendere trasparenti i canali commerciali, e che blocchi il commercio di minerali provenienti da aree di conflitto.

Tra qualche giorno, dal 18 e il 21 maggio 2015 (la data esatta del voto è ancora da confermare), il Parlamento europeo voterà in seduta plenaria il regolamento relativo all’approvvigionamento responsabile dei minerali (il cosiddetto regolamento sui "minerali dei conflitti "). Questa sarà un'occasione cruciale per migliorare il debole progetto di legge votato il 14 aprile dagli eurodeputati della Commissione per il Commercio Internazionale (INTA), perché non sarà sufficiente a fermare la sofferenza e la violenza legate all’estrazione di risorse naturali in molti Paesi in conflitto. Contrariamente alla volontà di tanti cittadini che hanno aderito a questa campagna, il regolamento ora proposto dalla Commissione INTA non impedirà che le risorse naturali estratte attraverso pratiche abusive possano entrare nei computer portatili, telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici venduti da aziende europee e utilizzati dai cittadini europei.

"Il regolamento, nella versione votata dalla commissione INTA, non cambierà le cose nel mio Paese perché si applica solo a 20 fonderie europee mentre ce ne sono 320 in tutto il mondo. Come tutti sanno, la maggior parte dei minerali in questione passa attraverso il Sud-Est asiatico, dove essi vengono lavorati prima di essere importati nell'UE. Affinché il regolamento possa essere efficace, l'Unione europea dovrebbe esigere che le imprese che immettono minerali nel mercato europeo, sia in forma grezza o come parte di prodotti, siano tenute per legge ad approvvigionarsi in modo responsabile", ha affermato il Vescovo congolese Fridolin Ambongo, Presidente della Commissione Episcopale per le Risorse Naturali, uno dei firmatari della dichiarazione dei Vescovi.

Ma cosa è stato chiesto in questa dichiarazione? Prima di tutto un "sistema di dovuta diligenza obbligatorio" insieme a "responsabilità condivise da parte delle imprese lungo l'intera filiera produttiva" in modo da garantire il rispetto dei diritti umani. La commissione INTA propone un sistema principalmente volontario, limitando il requisito obbligatorio esclusivamente a un piccolo numero d’imprese. I Vescovi hanno, inoltre, chiesto "coerenza nella gamma di risorse naturali coperte" dal regolamento così da includere tutte le risorse naturali che alimentano violazioni dei diritti umani. La commissione INTA ha accettato di includere solo stagno, tantalio, tungsteno e oro.

Mons. Ambongo ha sottolineato come il voto della sessione plenaria del Parlamento europeo "dovrebbe essere l’occasione per riflettere la coscienza del popolo Europeo e dare garanzie alle persone che si trovano alle due estremità delle odierne catene produttive globali”.

In vista del voto in plenaria, FOCSIV insieme a CIDSE e altre organizzazioni stanno prendendo contatto con gli europarlamentari affinché la voce dei cittadini e dei vescovi sia presa in considerazione.

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