Agricoltura periurbana: tra sviluppo sostenibile e tutela ambientale

Le isole verdi nel grigiore multiforme dei palazzi delle città italiane prendono sempre più piede e portano con sè tanti vantaggi

Dalla rubrica Smart City realizzata in collaborazione con ToDay.it

Dai parchi di cintura agli orti urbani, tanti sono gli esempi di agricoltura urbana, pratica che in un contesto cittadino gioca un ruolo fondamentale per garantire una sana alimentazione, incentivando contemporaneamente il rispetto ambientale attraverso metodologie di coltivazione più sostenibili, l’occupazione e la crescita economica a livello territoriale.

Un particolare tipo di agricoltura urbana è quella che viene chiamata periurbana. Permette di utilizzare aree abbandonate o non destinate all’edificazione per scopo agricolo, creando, quindi, valore, anche economico e tutelando il territorio. Non solo: la sua pratica sostenibile, può essere uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici. Se da un lato, infatti, l’agricoltura è uno dei settori che maggiormente risente degli effetti dei cambiamenti climatici in atto, dall’altro è anche una fonte di emissioni di gas serra, e pertanto deve contribuire agli sforzi di mitigazione globali. Non va dimenticato inoltre che più della metà dell’intera popolazione mondiale vive nelle città, a discapito delle campagne che giorno dopo giorno si spopolano. Diventa, quindi, sempre più urgente e importante garantire l’accesso al cibo a delle città che crescono sempre più. Ecco allora che l’agricoltura viene vista sempre più come parte importante del contesto urbano.

Tanti sono gli esempi di questo tipo di agricoltura in tutta Italia: abbiamo i cosiddetti “parchi di cintura”, aree urbane per la fruizione di verde pubblico nelle sue diverse funzioni, tra cui quella agricola. Esempi in questo senso sono il parco agricolo sud di Milano o il parco agricolo ecologico della cintura verde di Bergamo. Ma ci sono anche gli orti urbani che si stanno sviluppando in tutto lo stivale. Uno degli ultimi nati è quello localizzato nella ex caserma la Marmora a Torino, un edificio abbandonato a se stesso e alle erbacce in attesa di una nuova destinazione d’uso. Tra le attività che sono state realizzate, spicca proprio la creazione di questo orto urbano nel cortile della caserma.

Questi ecosistemi agricoli urbani possono diventare esempi di buone pratiche di innovazione sociale e di tutela ambientale. Un esempio si trova proprio al centro di Roma, per l’esattezza nella Riserva Naturale Tenuta dell’Acquafredda. Gestita dall’Ente Regionale RomaNatura, la Riserva Naturale Tenuta dell’Acquafredda è un lembo di 255 ettari situata a Nord della Capitale a ridosso del Grande Raccordo Anulare, incastonata tra i quartieri di Boccea, Primavalle e Montespaccato. Una piccola isola verde nel grigiore multiforme dei palazzi capitolini. Habitat naturale uccelli tipici degli ambienti umidi, come la folaga, la gallinella d’acqua, l’usignolo di fiume e il pendolino, questa riserva è caratterizzata anche per la presenza di piccole aziende agricole a gestione familiare. Presenti lì dagli anni venti, sono il simbolo di quell’agricoltura periurbana che si pratica, cioè all’interno o intorno alle grandi città. Nel caso specifico dell’Acquafredda questo assume un connotato ancora più importante: venendo praticato all’interno di un’area protetta, gli agricoltori non sono solo gli “utilizzatori” di questi territori, ma ne diventano anche i primi guardiani e custodi. Riuscendo anche a creare sviluppo sostenibile in un momento di crisi come quello attuale. Adriano Crocetti, agricoltore dell’Acquafredda, ha avuto, infatti, l’idea di unire gli agricoltori che operano su questo territorio in un’associazione e di collaborare insieme, tra le altre cose, per l’apertura di un punto vendita all’interno della tenuta stessa.

In questo modo si crea una relazione più forte tra gli abitanti romani e la riserva naturale, in modo particolare con i suoi agricoltori che praticano un tipo di agricoltura sostenibile e attenta all’ambiente, oltre a produrre e a vendere prodotti locali, di qualità, e a Km0. Un buon esempio, quindi, di agricoltura sostenibile, reso possibile dall’intelligenza e sensibilità di questi agricoltori che hanno deciso di puntare sul rispetto ambientale su un tipo di sviluppo più sostenibile. Intercettato da Earth Day Italia che, in collaborazione con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, ha voluto realizzare una rassegna quei casi di comunità rurali che, pur basando la propria economia sull’agricoltura e la produzione agroalimentare, hanno saputo “inventare” nuovi modelli di sviluppo per il territorio. Da questa selezione nasceranno 15 storie che culmineranno in cinque reportage che verranno presentati all’Expo il 5 giugno in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente.

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