Ogm sì, Ogm no: pro e contro degli organismi geneticamente modificati

Da ieri ogni Stato membro della Comunità Europea potrà decidere se coltivarli o no. L'argomento da sempre è causa di scontri tra scienziati e ambientalisti. Ecco perché

Dalla rubrica Smart City realizzata in collaborazione con ToDay.it

Ogm sì, Ogm no. Il quesito, annoso in Europa, ieri ha trovato una prima soluzione: è stata approvata una nuova legge che stabilisce che ogni Stato membro potrà decidere se coltivarli o meno nel proprio territorio. Il dibattito è aperto da anni ed è accesso da sempre: da una parte i favorevoli, dall'altra i contrari. Ma andiamo con ordine. Cosa sono gli Ogm? Con la sigla Ogm si fa riferimento a tutti i cosiddetti organismi geneticamente modificati, ossia quei prodotti alimentari, come dei semi di mais, che vengono modificati per “rinforzarli” rispetto, ad esempio, a degli attacchi batterici. A livello scientifico negli anni sono state oltre 13.000 le pubblicazioni mondiali sul tema che però non sono bastate per trovare una posizione comune.

Il dibattito principale si basa sui rischi che questi prodotti possono comportare sia a livello ambientale che direttamente sulla salute dei consumatori. Per quanto riguarda l’ambiente uno dei temi è quello che riguarda la scarsa conoscenza di quanto queste specie modificate possano essere invasive rispetto a quelle tradizionali, cosa che potrebbe portare, secondo quanti appoggiano la tesi del NO OGM, a delle vere catastrofi ambientali mettendo a rischio interi ecosistemi. I favorevoli agli OGM, dal canto loro, sostengono invece che questo rischio non sia da considerarsi importante in quanto il vero danno alla tutela della biodiversità lo si deve all’urbanizzazione che negli ultimi decenni ha coinvolto le aree agricole.

Altro “attacco” che verrebbe causato dalle piantagioni di Ogm sarebbe dovuto alla naturale impollinazione. Il rischio in questo caso è dovuto al non isolamento delle coltivazioni modificate geneticamente e quindi al sicuro espandersi delle loro specifiche caratteristiche anche alle piantagioni vicine attraverso la classica impollinazione. Per quanto riguarda il rischio per la salute che dovuto al mangiare cibo geneticamente modificato, la comunità scientifica è quasi unanime nell’affermare che questo problema non esiste, anche perché non c’è nessuna notizia documentata che riporti di danni causati all’uomo. Contro questa teoria i No Ogm sostengono che i rischi esistono e sono altissimi, anche per il fatto che non sono mai state fatte delle reali indagini. Insomma lo scontro è molto acceso e di difficile soluzione.
In Italia. La contrapposizione tra favorevoli e contrari si è andata molto polarizzando, e vede in pratica gli scienziati contrapporsi agli ambientalisti. I primi considerano OGM e culture tradizionali equivalenti per la salute per cui sostengono che quello che si deve analizzare attentamente non sia la tecnologia con la quale vengono prodotti questi organismi ma, caso per caso, quali sono i caratteri genetici che vengono inseriti. A questa visione possibilista rispondono le associazioni ambientaliste Greenpeace, Wwf e Legambiente, partiti come la Federazione dei Verdi, e le organizzazioni Coldiretti e CIA che fanno fronte comune, sottolineando la pericolosità del permettere queste coltivazioni.

Coldiretti nel tempo ha promosso campagne come quella della dichiarazione dei territori “liberi da OGM” che ha avuto un enorme appoggio da parte di comuni e province. Gli attivisti di Greenpeace sono andati oltre distruggendo un campo coltivato con OGM in Friuli Venezia Giulia, mentre Legambiente ha lanciato una campagna web #noogm, che ha visto in un referendum vedere il 98% dei votanti essere fermamente contrari alla possibilità di piantare OGM in Italia.

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