Una produzione a carattere familiare riesce ad organizzarsi senza snaturare se stessa. Nata nel 1971 per salvaguardare la storica coltivazione dello zafferano, la Cooperativa Altopiano dei Navelli conta oggi più di cento soci e porta ancora avanti la produzione dell’oro rosso.
Quando nel 1971 Silvio Sarra decise di fondare la prima cooperativa di coltivatori dello zafferano nella zona dell’altopiano dei Navelli, in provincia dell’Aquila, la coltivazione di quello che viene definito oro rosso - per via del costo tendenzialmente alto - era già stata abbandonata da circa un decennio e il prezioso fiore rischiava di essere perduto per sempre.
Fortunatamente, grazie alla creazione della cooperativa, la coltivazione dello zafferano è ripartita. Inizialmente costituita da una quarantina di soci, la cooperativa ha iniziato la propria attività partendo dai pochi bulbi sopravvissuti alla precedente stagione produttiva e conservati per ricordo da qualche ex produttore.
Lo zafferano prodotto dai coltivatori della cooperativa nella zona dell’altopiano dei Navelli in Abruzzo è stato riconosciuto come prodotto a Denominazione d’origine protetta nel 2005 e sulla sua produzione vigila il Consorzio per la Tutela dello zafferano dell’Aquila. Come per ogni prodotto certificato Dop, la produzione viene regolata da un rigido disciplinare che prevede, come spiega Lorenzo Santilli, presidente della Camera di Commercio dell’Aquila: “tutta una serie di caratteristiche sia nella coltivazione che nelle modalità di raccolta sia nel tipo di bulbi che debbono essere utilizzati”.
La produzione dello zafferano dell’Aquila coinvolge oggi più di cento coltivatori dislocati in un territorio che abbraccia una ventina di comuni fino alla periferia del capoluogo abruzzese, configurandosi come un importante settore dell’economia locale. Dietro ogni socio, infatti, vanno considerati i membri della famiglia nonché gli amici e i conoscenti che vengono coinvolti nella fase della raccolta. Perché quella dello zafferano è una coltivazione che, in particolare modo durante il periodo della raccolta nel mese di ottobre, necessita di una grande quantità di forza lavoro dal momento che la lavorazione dei fiori di zafferano, dalla raccolta alla preparazione per l’essiccamento, deve avvenire nell’arco di una giornata, dall’alba al tramonto, pena la perdita di tutto il prodotto raccolto.
Sul preciso numero di lavoratori coinvolti nella produzione non si possono avere quindi dei dati definitivi perché, come ricorda ancora Santilli, trattandosi di una “produzione che proviene da aziende a carattere familiare non si può parlare di quante persone lavorano intorno a questo prodotto così difficile e così raro”.
La produzione dello zafferano Dop dell’Aquila si è imposta nella zona dell’altopiano dei Navelli come un’importante realtà economica in grado di coinvolgere una consistente parte della popolazione ed in particolare modo quella femminile. La delicatezza dei fiori di zafferano e la pazienza necessaria alla loro lavorazione, unite alla determinazione delle imprenditrici abruzzesi, fanno infatti di questa coltivazione una produzione naturalmente votata all’universo femminile.
Dello zafferano Dop dell’Aquila e della cooperativa che ha avuto il merito di farne ripartire la produzione, ci parla Earth Day Italia che, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha voluto realizzare una rassegna di quei casi di comunità rurali e montane che, basando la propria economia sull’agricoltura e la produzione agroalimentare, hanno saputo “inventare” nuovi modelli di sviluppo per il territorio. Da questa selezione sono nate 15 storie racchiuse nei cinque reportage che costituiscono il documentario “Tra Campagne intelligenti e Montagne all’avanguardia”, presentato ad Expo Milano 2015 il 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente.