26 Febbraio 2013
Samanta La Manna
ALIMENTAZIONE
26 Febbraio 2013
Samanta La Manna

"Doggy bag": sempre più comune domandarla anche in Italia

Nel nostro stivale quasi 33 milioni di cittadini sono diventati più attenti agli sprechi alimentari. Complice la crisi, aumentano consapevolezza e impegno sugli acquisti quotidiani, tra le mura domestiche recuperando il pasto del giorno prima e nei ristoranti dove scompare l’imbarazzo a chiedere la "Doggy bag" per portare il cibo a casa

Tra gli italiani riusciti a ridurre lo spreco di cibo il 59 per cento lo ha fatto utilizzando quello che avanza per il pasto successivo, il 40 per cento riducendo le dosi acquistate e il 38 per cento facendo attenzione alla data di scadenza. È quanto emerge da una analisi realizzata da Coldiretti-Swg per verificare il cambiamento degli stili di vita degli italiani nel tempo della crisi.

Oltre che a casa - spiega Coldiretti - anche al ristorante si cerca di evitare che gli avanzi del pranzo o della cena siano gettati e così aumentano gli italiani che non si vergognano a portarli via domandando la tradizionale "Doggy bag".

Utilizzato quotidianamente negli USA, il doggybaggin, pratica sociale con molti anni alle spalle, prende il nome dalla scusa più comune: dare il pasto avanzato al nostro cane; e finalmente sta diffondendosi anche nel Bel Paese.

In Italia - precisa la Coldiretti - a causa degli sprechi dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate e si stima che finisca nel bidone della spazzatura circa il 25 per cento di quello acquistato dalle famiglie. Oltre ad una perdita di risorse si tratta che di un comportamento che contribuisce notevolmente ad aggravare il problema dei rifiuti prodotti in Italia che sono pari in media a 541 chili a persona all'anno per un totale di 32,5 milioni di tonnellate, dei quali ben quasi un terzo sono di natura organica.

Il problema naturalmente ha portata decisamente più ampia: circa un terzo del cibo prodotto a livello mondiale per il consumo umano viene buttato o comunque non recuperato, così come le risorse utilizzate per produrlo. Secondo dati della Fao le perdite e gli sprechi di alimenti ammontano a quasi 680 miliardi di dollari nei Paesi industrializzati e a circa 310 miliardi di dollari nei Paesi in via di sviluppo.

Nei primi gli sprechi avvengono nelle fasi della vendita e del consumo con un valore medio pro capite per un consumatore europeo o del Nord America che si attesta tra i 95 e i 115 kg l'anno mentre i consumatori nell'Africa Sub-Sahariana e nel Sud Est Asiatico dissipano annualmente fra i 6 e gli 11 kg di cibo pro capite.

Dimezzare gli sperperi legati alla nutrizione entro il 2020 rientra negli obiettivi UE, l’ha annunciato il commissario europeo all'ambiente, Janez Potocnik, al lavoro per attuare la nuova strategia europea di uso efficiente delle risorse e bandire ogni tipo di inutile dispendio: dall'energia alle materie prime, fino agli alimenti, con relativa riduzione della produzione di rifiuti.

Uno dei risvolti positivi della crisi degli ultimi anni è sicuramente la crescita delle buone pratiche. Così sulle tavole degli italiani tornano i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. “Ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come - continua la Coldiretti - la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta”.

I piatti antispreco sono tanti, basta solo un po' di estro.
Ed ecco che la principale Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo elargisce qualche consiglio pratico:
Se avanza del pane, invece, si può optare per la più classica panzanella aggiungendo semplici ingredienti sempre presenti in ogni casa come pomodoro olio e sale per arrivare alla più tradizionale ribollita che utilizza cibi poveri come fagioli, cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo. Ma anche la frutta può essere facilmente recuperata se caramellata, cotta per diventare marmellata o semplicemente in macedonia.
Resta solo da prendere esempio.

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