12 Gennaio 2015
Gabriele Renzi
ALIMENTAZIONE
12 Gennaio 2015
Gabriele Renzi

Expo2015: a che punto siamo?

Una chiacchierata con Roberto Arditti sulle aspettative di questo grande evento sull’alimentazione

Roberto Arditti, Direttore Affari Istituzionali di Expo 2015, ha risposto alle domande di Earth Day Italia intervenendo su A Conti Fatti, rubrica trasmessa dalle frequenze di Radio Vaticana Italia.

Dottor Arditti, il primo maggio 2015 apre l’Expo di Milano. A che punto siamo con i preparativi?
Si può osservare l’avanzamento dei lavori nel sito www.expo2015.org, dove, in collaborazione con Telecom Italia, ogni settimana viene pubblicato un video che spiega lo stato di avanzamento dei lavori del cantiere e inizia a svelare le meraviglie dei padiglioni delle 140 nazioni che saranno presenti all’esposizione universale. Ora si deve correre, ma arriveremo al primo maggio pronti.

Quali sono le aspettative per questo evento?
Sono essenzialmente due: da un lato, fare in modo che questa esposizione universale lasci traccia di se. Il tema, per la prima volta nella storia, sarà quello dell’alimentazione. Tema importantissimo, forse il più importante a livello geopolitico, l'Italia ha molto da dire a riguardo: il nostro Paese, infatti, non solo è scrigno di biodiversità ma anche di tradizioni culinarie e di arte del convivio. In secondo luogo sarà un'occasione di promozione per l'Italia, di mostrarsi al meglio delle sue possibilità.

Il tema di questa esposizione è la nutrizione, che si caratterizza per diversi aspetti: si può parlare di qualità, di varietà dei prodotti. Ma ci sono anche diverse realtà all’interno del pianeta che hanno un problema di quantità di prodotti e di accesso alle risorse alimentari. C’è il rischio che questo evento diventi una vetrina commerciale per prodotti tralasciando quelli che sono invece i grandi problemi globali rispetto alla scarsità della risorsa alimentare?

Il 7 febbraio si svolgerà a Milano una giornata tutta dedicata ai contenuti di questo evento. Saranno presenti quaranta tavoli di lavoro con l’obiettivo di porre all'attenzione del mondo un documento: "La Carta di Milano", il nuovo patto mondiale sull'alimentazione. Questo evidenzia che l’Italia ha chiaro il concetto che le esposizioni universali non sono eventi commerciali, ma grandi eventi di incontro tra istituzioni, popoli e culture. Bisogna usare al meglio questa occasione per risolvere quegli squilibri ancora molto forti nel mondo. Quasi un miliardo di persone, infatti, ancora non ha accesso al cibo in quantità sufficiente e men che meno di qualità sicura. Parallelamente c'è un miliardo di persone, invece, che mangiano troppo: i dati sull'obesità infantile sono in aumento soprattutto nei paesi più ricchi, in particolare in Europa e nel nord America, ma il fenomeno è presente anche nelle nuove borghesie Cinesi, Indiane o sud americane. All’evento parteciperanno anche le aziende, ma i grandi protagonisti, e questa è la novità italiana, saranno gli Stati e le organizzazioni non governative.

L’Expo cade in un momento di difficile congiuntura economica a livello internazionale. Secondo lei, questo può costituire un problema? oppure costituisce un opportunità anche per il nostro Paese per uscire dalla crisi?
Con particolare attenzione ai costi, i grandi eventi restano un motore straordinario per muovere energie in tutto il mondo. All'esposizione universale di Milano, e al commissario Sala che ne ha preso le redini a metà del 2010, va il merito di aver fatto un robustissimo taglio di bilancio, riducendo i costi già nel primo biennio del suo lavoro. Va evidenziato che l'evento si paga da se: il solo investimento dei paesi che realizzeranno i loro padiglioni supera il miliardo di euro. La crisi economica è una realtà, ma è anche vero, guardando al mondo della produzione italiana, che il settore agro food è l'unico che cresce. Questo è un elemento che ci deve far riflettere.

Si attendono circa 20 milioni di visitatori, di cui quasi 8 dai paesi stranieri. È una grande opportunità per il nostro Paese, al di là della manifestazione di Milano. Secondo lei, come sistema paese, siamo in grado sfruttare questa opportunità?
Questa è la grande sfida del 2015. A quattro mesi dall’apertura dell’evento sono già stati venduti sette milioni, un terzo, di biglietti, dettando un altro primato tutto italiano. È in arrivo, inoltre, un grande cartellone di eventi che si svolgeranno lungo tutto lo Stivale nel 2015, la cui presentazione, da parte del ministro Franceschini, è prevista per gennaio. La grande sfida, allora è dimostrare come il sistema Italia riesce ad operare unito. Possiamo fare l’esempio di Trenitalia e Alitalia, nostri partner, che stanno lavorando con grande impegno per fare in modo che tutti possano arrivare all'Expo e allo stesso tempo possano viaggiare in giro per l'Italia e cogliere le altre meravigliose opportunità che quest'anno ci darà il Paese. Torino, ad esempio, presenterà, poco prima dell’apertura dell'Expo, le nuove sale ristrutturate del museo Egizio. Si tratta del più importante museo egizio del mondo, dopo quello del Cairo. Il sindaco Fassino ha voluto esplicitamente l’apertura delle sale proprio alla vigilia dell'esposizione universale. Ma si possono citare anche altri casi.

Una volta concluso, cosa ci lascerà l'Expo?
Ci lascerà delle infrastrutture che non resteranno inutili. È partito, infatti, il concorso internazionale di idee per decidere cosa fare del sito di Expo una volta concluso l’evento. Ma, a mio parere, il lascito più importante dell’evento sarà di aver irrobustito la nostra capacità di lavorare tutti insieme; su scala internazionale, invece, avremmo una più grande consapevolezza sulla problematica dell’alimentazione e tanti progetti per affrontare i grandi nodi irrisolti di questa importante tematica.

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