Una chiacchierata con Andrea Stocchiero Policy officer di Focsiv
La Fao evidenzia come a fronte di una popolazione di oltre 7 miliardi di persone, produciamo cibo per 12 miliardi di persone. Eppure più di 800milioni soffrono ancora la fame. Un paradosso questo che è alla base del problema della fame nel mondo e della sicurezza alimentare. Focsiv, Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, è molto sensibile su questa tematica e ha promosso insieme alla Caritas Italia la campagna “Una famiglia umana cibo per tutti”. Andrea Stocchiero Policy officer di Focsiv ha risposto alle domande di Earth Day Italia è intervenendo su A Conti Fatti, rubrica trasmessa dalle frequenze di Radio Vaticana Italia.
Il tema dell’alimentazione è al centro dell’attività di Focsiv, non per altro promotore insieme a Caritas della campagna “Una famiglia umana, cibo per tutti”. Ci può spiegare brevemente di cosa si tratta e quali sono i suoi obiettivi?
Focsiv è una federazione di organismi di volontariato internazionale. Lo scorso anno ha deciso di avviare, in collaborazione con Caritas Italiana, la campagna "Una sola famiglia umana, cibo per tutti". Promossa a livello internazionale da Caritas Internationalis, la campagna è stata lanciata nel nostro Paese nel dicembre del 2013. Come ha affermato Papa Francesco, ancora oggi assistiamo allo scandalo della fame e al negato diritto al cibo. Da questo scaturisce la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo grande problema, su questa grande diseguaglianza. La campagna ha, quindi, come obiettivo, proprio quello di sensibilizzare e coinvolgere le persone e in Italia si è deciso di farlo con un approccio dal basso, partendo quindi dalle parrocchie, dalle Caritas diocesane, dagli organismi che fanno parte della Focsiv; ma anche da tutti gli altri organismi cattolici, come Azione Cattolica, gli Scout a Pax Cristi. Attraverso l’organizzazione sul territorio di incontri, eventi, percorsi di formazione e di informazione si vuole rendere le persone più consapevoli di questo scandalo e della necessità di cambiare partendo proprio dai nostri stili di vita, fino a necessari cambiamenti anche a livello politico.
Il diritto al cibo si scontra con una situazione di squilibrio globale: gli ultimi dati della Fao evidenziano come a fronte di una popolazione di oltre 7 miliardi di persone, produciamo cibo per 12 miliardi di persone; eppure 842 milioni soffrono ancora la fame. Da cosa deriva questo squilibrio?
Non si tratta di un problema di produzione ma di un problema di distribuzione. Ed è una questione a livello planetario, tra quei paesi che soffrono di più problemi come carestie, diseguaglianza sociale, fino ad arrivare ai nostri paesi, soprattutto a seguito della crisi che stiamo attraversando. Il problema di fondo è quello indicato anche da Papa Francesco: viviamo in un sistema la cui finalità principale è quella del profitto e che non considera la necessità di garantire il bene comune, tra cui il diritto al cibo, a tutte le persone. Cambiare il sistema di distribuzione a livello internazionale delle risorse alimentari diventa, quindi, una questione essenziale che non può essere lasciata solo al mercato. Il mercato, infatti, insegue naturalmente i suoi principi, come incentivare le grandi monocolture estensive lasciando a margine quei sistemi locali che producono per l'alimentazione locale, come l’agricoltura familiare. Oggi la stessa Fao afferma che il 75% della produzione dell'agricoltura familiare è indirizzata per i consumatori locali, e che, quindi, il primo e più importante produttore che risponde alla questione della distribuzione alimentare è proprio l'agricoltura familiare. Al contrario gli investimenti, le politiche commerciali, vanno a sostenere la grande industrializzazione che guarda a finalità di mercato.
La fame e in particolare le guerre del pane vengono causate dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Quali le cause e come farvi fronte?
Il problema della fame è in gran parte causato dall’ineguale distribuzione dei generi alimentari a cui corrisponde,poi, un aumento dei prezzi. Nel momento in cui aumentano i prezzi, quindi, i primi ad essere danneggiati sono i poveri i quali spendono il 70-80% del proprio bilancio familiare per i generi alimentari. Quali sono le cause? Sono diverse e ne vorrei indicare soprattutto tre. La prima riguarda il cambiamento della geopolitica internazionale a cui si è assistito negli ultimi vent'anni. Accanto ai paesi ricchi, infatti, ne stanno emergendo altri come Cina e Brasile, i famosi paesi Brics. Si tratta di paesi che stanno crescendo e la cui popolazione, che vede aumentare il proprio benessere, sta cambiando la dieta alimentare. In Cina, ad esempio, è cresciuto del 30% il consumo di carne. Per produrre un chilo di carne sono necessari 6kg di vegetali, di conseguenza accresce la pressione sulla produzione di cereali e aumentano i prezzi. La seconda causa è la speculazione finanziaria: sull'aumento di prezzi giocano strumenti finanziari, come i derivati, che aumentano ancora di più la volatilità dei prezzi. Ad esempio, quando c'è stata la crisi dei prezzi alimentari nel 2007/2008, il commercio dei derivati è aumentato del 300% facendo salire i prezzi alimentari proprio per effetto della speculazione. C’è bisogno quindi di una maggiore consapevolezza e la necessità di introdurre regolazioni del mercato finanziario. Proprio con questo scopo è partita un'iniziativa che coinvolge undici paesi europei che si sono impegnati nell'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. La terza causa è quella del cambiamento climatico. A causa del cambiamento climatico in alcune aree del mondo le rese agricole si stanno riducendo. Anche qui, quindi, bisogna regolare l'emissione del carbonio per una sua riduzione. Da questo punto di vista il summit di Parigi del prossimo dicembre sarà fondamentale proprio per impegnare tutti i paesi sulla riduzione dell’emissione di carbonio.