Un terzo della popolazione globale già li mangia, ma stanno varcando anche i confini occidentali. Nutrienti, ipocalorici ed ecologici potrebbero essere il futuro della gastronomia
Largo all’ultima frontiera della gastronomia: gli insetti commestibili. Con buona pace degli occidentali scettici e schizzinosi, non solo molte specie si possono mangiare, ma gli insetti sono anche nutrienti, ipocalorici e tra i cibi più ecologici a disposizione. In umido o da sgranocchiare, a guarnizione di un cioccolatino o fatti a zuppa o in insalata non importa, potrebbero essere loro il nuovo orizzonte dell’alimentazione salutare ed equosolidale.
No, non è l’assioma di qualche audace sperimentatore del palato, ma l’assunto scientifico dei più recenti studi sull’argomento.
Leggere per credere “Edible insects. Future prospects for food and feed security” (“Insetti commestibili. Prospettive future per la sicurezza alimentare umana e animale”), il volume a cura del team di ricercatori Arnold van Huis, Joost Van Itterbeeck, Harmke Klunder, Esther Mertens, Afton Halloran, Giulia Muir e Paul Vantomme, appena pubblicato da FAO.
È l’ennesima prova, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanto il mangiare sia un atto squisitamente connesso alle tradizioni socio-culturali di ciascun popolo. Gli insetti, studi scientifici alla mano, sono indigesti solo psicologicamente, al nostro stomaco non comportano il benché minimo fastidio e fanno benissimo a tutto l’organismo, costituendo una fonte estremamente ricca di proteine senza le controindicazioni di quelle di origine animale. Se la notizia fa sobbalzare i più tra gli occidentali, non è in realtà una scoperta recente per un terzo della popolazione globale, che fa già uso abituale di insetti nella propria alimentazione.
Questione di prospettive,verrebbe da dire, apprendendo che i ristoranti occidentali più all’avanguardia che già propongono insetti nel loro menù scelgono il più familiare nome di “gamberetti del cielo”, mentre nell’altra metà del globo i più esotici gamberetti sono denominati “insetti di mare”. Ma oltre che una originale variazione nella dieta occidentale, gli insetti possono rappresentare un orizzonte di totale interesse nella lotta a fame e denutrizione, che colpisce oltre un miliardo di individui. E senza contraccolpi ecologici.
Sono presenti in quantità massicce, specie nelle aree più povere del pianeta e, a bassissimo costo e rappresentano una valida fonte di nutrienti decisamente green. La filiera produttiva della carne (che fornisce il principale apporto proteico nella dieta globale) si attesta infatti tra le principali minacce ambientali, causando più inquinamento di industria e trasporti messi assieme, comportando il 14-22% delle emissioni annuali di gas serra. Radicalmente diverso, invece, l’impatto del consumo di insetti, che, al netto delle resistenze culturali, costituiscono un potenziale alimentare tutto da esplorare.
All’Occidente, insomma, non resta che iniziare a familiarizzare almeno con l’idea di questi animali a tavola. E tutto porta a pensare che i libri di ricette a base di insetti che stanno iniziando a circolare in Europa e i ristoranti più glamour del Vecchio Continente che le hanno già inserite nei loro raffinati menù non resteranno isolati pionieri. Intanto qualcuno ha già ribattezzato questa (forse) nuova moda alimentare il sushi di ultima generazione.