Nella Giornata nazionale di Prevenzione allo Spreco emergono dati allarmanti: 1000 miliardi di dollari annui finiscono nella pattumiera.
Mille miliardi di dollari: un numero con dodici zeri. E' la cifra spaventosa calcolata per quantificare lo spreco di cibo nel mondo in un solo anno. Secondo i dati della FAO il "peso" di questo spreco ammonta a 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, ovvero un terzo di tutto quanto viene prodotto per dar da mangiare agli abitanti del pianeta.
In occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco che si celebra oggi, prende il via anche una campagna europea di sensibilizzazione sugli sprechi alimentari, “Spreco zero. Un anno contro lo spreco”, curata da Last Minute Market e promossa anche dal nostro Ministero dell'Ambiente. L'Europa infatti fa la sua (pessima) parte in questa folle gara a chi getta più cibo nella pattumiera: in un anno finiscono in discarica 90 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, una quantità che se non andasse perduta potrebbe fornire ogni giorno un terzo del fabbisogno di energia ad ogni cittadino maschio del continente, e poco meno della metà di quello di ogni donna. L'Italia non è da meno: ogni famiglia del paese spreca in media 650 grammi di cibo a settimana; nel conto della spesa fanno 8,4 miliardi di euro l'anno, con un'incidenza sulla nostra economia stimata nello 0,5% del PIL. Altri studi però ipotizzano che queste siano sottostime: che sondaggi e percezioni personali forniscano dati inferiori del 50% alla realtà. Lo spreco delle famiglie italiane potrebbe dunque ammontare al doppio della quantità sopra riportata, per una spesa che viene ricalcolata in 13 miliardi di euro annui. C'è poi il dato ambientale: 30 milioni di tonnellate di rifiuti in discarica.
L'obiettivo della campagna è la sensibilizzazione di cittadini e governi, avviare programmi di educazione nelle scuole e, più concretamente, dimezzare gli sprechi entro il 2025. Una delle soluzioni indicate per ottenere questo risultato è puntare su imballaggi che conservino più a lungo il cibo, e più piccoli, per evitare il problema di dover consumare troppo cibo contenuto in un'unica maxi confezione.