CAMBIAMENTO CLIMATICO
17 Dicembre 2014
Pierluigi Sassi

Buone nuove per il clima e l’economia? Il prossimo Natale!

Dal blog di formiche.net l'ultimo post di Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia

Lima chiude con un risultato che delude gli ambientalisti ed incoraggia gli ottimisti. Le questioni spinose sono state rimandate al prossimo Dicembre a Parigi.

Tutto si conclude in extremis. Due giorni di ritardo e l’UNFCCC (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, United Nations Framework Convention on Climate Change, che organizza con 195 paesi le Conferenze mondiali sul clima) raggiunge l’accordo su un documento di metodo ed una roadmap che sarà la base della prossima e decisiva Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici del prossimo anno a Parigi.

Per chi ha molto chiari i contorni delle questioni climatico-economiche connesse e si preoccupa (a ragion veduta!) del futuro dei propri figli, serpeggia la delusione. L’attesa è difficile da gestire soprattutto perché i tempi indicati quest'anno dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change cioè il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) non fanno dormire sogni sereni e perché tutte le riflessioni operative che plausibilmente si prenderanno non partiranno subito, ma forse nel prossimo decennio.

Lima ha lasciato sotto l’albero di Natale una lettera al posto dei regali sperati, una lettera che promette per i prossimi anni regali doppiamente ricchi. Parigi sarà un grande dono per il pianeta?

Si vorrebbe essere positivi, si vorrebbe respirare un’aria nuova ed effettivamente qualche venticello era spirato.

Prima delle Conferenza Cina e Usa, le più riottose ad impegnarsi nel definire degli argini al cambiamento climatico, avevano finalmente avviato un percorso di responsabilità siglando un accordo vincolante che mirava al controllo dei gas serra, principali responsabili del cambiamento climatico. La Cina aveva sempre rifiutato di prendere impegni sul controllo delle emissioni di CO2 considerandosi paese in via di sviluppo e con poca responsabilità storica sui cambiamenti climatici, ma essendo nel frattempo diventata la più grande emettitrice del mondo ha finalmente cominciato a riflettere in modo più lungimirante, decidendo un tetto al tasso di crescita delle emissioni, mentre gli Stati Uniti da parte loro punteranno a tagliare le emissioni del 26-28% al 2025.

Non un gran che per la verità, ma il joint statement delle due superpotenze dava speranze “Entrambe le parti intendono continuare a lavorare per aumentare l'ambizione nel tempo.” Usa e Cina aggiungono di sperare che, annunciando questi obiettivi,sarà possibile ora “dare una spinta propulsiva ai negoziati mondiali sul clima e ispirare altre nazioni ad unirsi il più presto possibile con azioni ambiziose, preferibilmente entro il primo quarto del 2015”.

Ancora prima del segnale politico era arrivato quello sociale. A marzo c’era stata la grande marcia per il clima a New York, con tante altre manifestazioni in giro per tutto il pianeta che hanno coinvolto milioni di persone.

Così la lettura del documento, intellegibile solo agli addetti ai lavori, e la totale assenza dei media nel decodificare e raccontare al popolo cosa sia successo in Perù risulta frustrante, anche se occorre dire che dà una flebile, ma reale ragione per sperare. Lima ha infatti messo d’accordo tutti i paesi su un punto importante: i cambiamenti climatici sono una realtà e i paesi sono tutti d’accordo che occorre limitare le emissioni per contrastarli.

Speriamo nel prossimo Natale e per adesso ci godiamo il successo sugli scettici.

TAG: Ipcc , UNFCCC
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