19 Febbraio 2018
Fabrizio Cavallina
CAMBIAMENTO CLIMATICO
19 Febbraio 2018
Fabrizio Cavallina

Cambiamenti climatici, le aziende non sono ancora pronte

Su un campione di più di 1200 imprese solo il 25% ha preso misure in contrasto ai cambiamenti climatici. Intanto un'azienda su quattro ammette di averne già risentito gli effetti negativi.

Le aziende sono a conoscenza dei problemi legati ai cambiamenti climatici? E in che modo stanno affrontando la questione? Si è concentrato su queste domande il sondaggio internazionale condotto dall’ente di certificazione DNV GL, con il supporto di GFK Eurisko, sulla percezione dei climate changes nel mondo delle imprese. L’indagine ha coinvolto 1241 professionisti a livello globale tra Europa, Asia e America, e i dati raccolti sono concordi nel delineare un quadro della situazione piuttosto chiaro: se da una parte quasi tutti gli attori coinvolti hanno menzionato un rischio legato al clima che potrebbe compromettere la propria attività, dall’altra solo una quota minoritaria degli intervistati è già intervenuta con misure di adattamento o resilienza.

Le aziende, infatti, ritengono prossime le conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici: solo 1 su 8 crede che gli impatti avverranno tra più di dieci anni mentre più di 1 intervistato su 4 dichiara di aver già subito danni in tal senso. Le maggiori preoccupazioni delle aziende sono legate soprattutto a temperature alte/ondate di calore (55%), tempeste (44%) e alluvioni (38%) e variano secondo la disposizione geografica dove queste concentrano la maggior parte delle proprie operazioni. In America Centrale, Meridionale e in Europa, 6 aziende su 10 ritengono che gli aumenti delle temperature siano il rischio maggiore per il futuro delle imprese; mentre in Nord America 6 aziende su 10 indicano in precipitazioni e tempeste le cause primarie di apprensione.

L’indagine, nonostante rilevi una presa di coscienza piuttosto netta da parte delle imprese, registra una mancanza di prevenzione abbastanza diffusa: solo il 25% delle aziende intervistate, infatti, ha investito su misure di adattamento o resilienza ai cambiamenti climatici. Discorso parzialmente diverso per le grandi aziende che, invece, si rivelano più efficaci: il 40% è già intervenuto. Le azioni di proattività eseguite, poi, sono state dettate il più delle volte da cause esterne, non riconducibili direttamente all’impresa: leggi e regolamenti sono le ragioni principali dovute al 50% degli interventi attuati e le richieste dei clienti hanno contribuito al 43%.

Le misure non sembrano bastare, perché rappresentano una quota fin troppo ridotta rispetto alla minaccia che le aziende sono destinate a dover affrontare. Inoltre, il 43% degli intervistati dall’indagine menziona di aver intrapreso iniziative che coinvolgono la definizione di resilienza climatica; per questo motivo, secondo Luca Crisciotti, CEO di DNV GL – Business Assurance, “sembra esserci confusione tra azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e azioni di mitigazione”. “Gli sforzi di mitigazione – prosegue Crisciotti – sono cruciali per ridurre le emissioni di gas serra, ma da soli non consentiranno a un’azienda di adattarsi ai cambiamenti o di svilupparne resilienza. C’è, dunque, un enorme potenziale per accrescere e potenziare la consapevolezza e la preparazione nella gestione degli effetti dei cambiamenti climatici”. 

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