L’ONG no profit Germanwatch presenta il Global Climate Risk Index 2013 e rende noto, in occasione della Conferenza sui cambiamenti climatici, che i Paesi poveri sono i più afflitti
Puntuale, anche quest’anno, è stato pubblicato dall’organizzazione senza scopo di lucro Germanwatch, il Global Climate Risk Index 2013. L’ONG, con sede a Bonn, in Germania, raccoglie una serie di dati economici e sociali per formulare documenti di sintesi; l’obiettivo è cercare di influenzare le politiche pubbliche sul commercio, l'ambiente, e le relazioni tra i paesi del nord industrializzato e quelli sottosviluppati del sud.
Il Global Climate Risk Index analizza in che misura i paesi sono stati colpiti dagli effetti del clima legati ad eventi straordinari quali tempeste, inondazioni, ondate di calore. I dati più recenti presi in considerazione fanno riferimento al periodo 1992-2011.
Thailandia, Cambogia, Pakistan, El Salvador e Filippine le Nazioni più colpite nel 2011. Per il periodo dal 1992 al 2011, Honduras, Nicaragua e Myanmar erano nel rango più alto. La conclusione dell’ottava edizione dell’analisi riconferma che i paesi meno sviluppati sono generalmente più danneggiati rispetto ai paesi industrializzati.
Per quanto riguarda i futuri cambiamenti climatici, il Global Climate Risk Index può servire come segnale d’allarme poiché indica le passate vulnerabilità maggiormente predisposte ad aumentare nelle regioni in cui gli eventi estremi diventeranno più frequenti o più gravi a causa del surriscaldamento terrestre.
COP 18 svoltasi a Doha, in Qatar, offre un momento decisivo di riflessione e deve fornire un punto di svolta con la quale la comunità internazionale inizia ad incrementare le risposte nell’affrontare i cambiamenti climatici e le conseguenti perdite. Il periodo di tempo necessario ad indirizzare il mondo sulla strada giusta per rimanere al di sotto di 2 ° C si sta rapidamente accorciando, e Doha dovrebbe proporre nuove dinamiche.