20 Novembre 2012
Redazione
CAMBIAMENTO CLIMATICO
20 Novembre 2012
Redazione

La Commissione Europea aveva ragione: Il Portogallo è colpevole

La sentenza è arrivata. La Corte di Giustizia ha accolto il ricorso presentato dalla Commissione Europea contro la Repubblica portoghese, che è stata ufficialmente condannata di aver omesso di provvedere affinché le concentrazioni di PM10 non superassero i valori limite fissati nell’articolo 13 della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa (GU L 152, pag. 1)

 La Materia Particolata (PM10, in inglese Particulate Matter) è presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche ed è costituita da polvere, fumo, fuliggine e micro gocce di sostanze liquide
“Il fatto che detti valori limite siano stati continuamente superati per vari anni in determinate zone rivela, a parere della Commissione, un problema sistemico di cui lo Stato membro interessato deve essere perfettamente consapevole”. Così si legge nella sentenza. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea sottolinea come la Repubblica portoghese sia “venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di detto articolo 13, per quanto concerne le zone e gli agglomerati di Braga, di Porto Litoral, d’Area Metropolitana de Lisboa Norte e d’Area Metropolitana de Lisboa Sul”.
 La richiesta della Commissione è stata accolta, ma non per tutti i punti.
La sentenza fa riferimento agli anni 2005, 2006 e 2007, ma sulla persistenza dell’inadempimento allo stato attuale, la Corte muove qualche critica procedurale alla stessa Commissione, scrivendo: “La Commissione si limita ad affermare che si tratta di un inadempimento attuale e che la decisione della Corte deve riguardare il presente e non il passato, senza tuttavia precisare il periodo in questione. Ciò considerato, è giocoforza constatare che la mancata indicazione di un elemento indispensabile del contenuto del ricorso, quale il periodo in cui la Repubblica portoghese avrebbe violato, in base alle affermazioni della Commissione, il diritto dell’Unione, non risponde ai requisiti di coerenza, di chiarezza e di precisione”. La condanna per i tre anni sopra citati comunque permane. Resterà ora da capire se, quando e come, saranno comminate le sanzioni.

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