26 Marzo 2019
Gabriele Renzi
CAMBIAMENTO CLIMATICO
26 Marzo 2019
Gabriele Renzi

Mercalli: gli allarmi sul clima possono salvarci. Se ancora ignorati sarà troppo tardi

Il climatologo interviene su Ecosistema, trasmissione di Earth Day Italia trasmessa da Radio Vaticana Italia

Pochi giorni fa il ciclone tropicale Idai ha colpito con estrema violenza le coste del Mozambico provocando morti e devastazioni anche in Zimbabwe e in Malawi. Il bilancio dei morti è tragico, i numeri non sono ancora ufficiali, ma il conto potrebbe superare quota mille. 

Fenomeni come questo sono sempre più frequenti, anche a causa dei cambiamenti climatici.

Di cambiamento climatico si è parlato nella prima puntata di “Ecosistema”, il programma di Earth Day Italia trasmesso da Radio Vaticana Italia, con Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico, il cui ultimo libro edito da Einaudi ha un titolo piuttosto esplicito. "Non c'è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali". 

 

Il titolo del suo ultimo libro è “Non c'è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali”. Di tempo non ne è proprio rimasto?

Non ne abbiamo più perché il tempo l'abbiamo perso prima. I problemi ambientali potevano essere curati in modo ottimale se fossimo partiti 40 anni fa, non l'abbiamo fatto e ormai ci siamo dentro.

Oggi il tempo che ci resta è soltanto quello per limitare i danni, quindi non possiamo più risanare il nostro malato, il clima e l'ambiente terrestre, ma evitare che i sintomi peggiorino troppo. 

Nel caso del clima l'accordo di Parigi lo dice chiaramente: se verrà applicato immediatamente il prossimo anno possiamo sperare di contenere in due gradi l'aumento della temperatura terrestre a fine secolo, se non faremo invece nulla l'aumento può arrivare a cinque gradi in più e questo può essere catastrofico per i nostri figli e nipoti.

 

Come reagire agli allarmi ambientali. La parola allarme a volte viene usata dai negazionisti del cambiamento climatico che leggono un allarmismo eccessivo su questi temi, Ma il cambiamento climatico si sta già si sta già manifestando.

Il cambiamento climatico si sta già manifestando in tutto il mondo e genera una quantità enorme di eventi estremi che nuocciono sia ai paesi sviluppati sia a quelli più poveri. Ricordiamo gli incendi della California con bilanci pesanti in termini di vittime, gli incendi in Europa, incendi boschivi in Francia, in Svezia l’estate scorsa, in Italia, in Grecia. Abbiamo tutta una serie di problemi che non faranno altro che amplificarsi in futuro. 

Allarme è un termine positivo: allarme e prevenzione sono due elementi che possono permettere di salvarci. Se invece continuano a essere ignorati e sottovalutati come si sta facendo ora purtroppo, quando i fatti diventeranno molto più espliciti sarà troppo tardi per correre ai ripari, ma queste cose la scienza le ripete da 40 anni.

Lo stesso Papa Francesco nell’ enciclica sulla cura della casa comune che ormai è del 2015 dice che gli allarmi non sono mai stati considerati e che quindi abbiamo perso questo tempo utile.

Bisogna assolutamente accelerare la transizione come dice per esempio anche il segretario generale delle nazioni unite Antonio Guterres. Tutti i maggiori leader del mondo sono concordi su questa visione di urgenza. Purtroppo ce ne sono altri che per interessi economici o altre motivazioni non lo sono, penso al presidente degli Stati Uniti, ma per uno così ce ne sono tanti altri che invece saggiamente portano avanti la necessità di agire.

 

Lei è curatore scientifico della mostra “Capire il cambiamento climatico” che fino al 26 maggio è ospitata al Museo di Storia Naturale di Milano. Che cosa c'è ancora da capire sui cambiamenti climatici?

Moltissimo, perché è un argomento scientifico molto complesso e ramificato e la sua comunicazione è difficile, soprattutto nell'era della bassa attenzione. Oggi l'attenzione è quella del minuto, si vuole capire tutto e subito, ma certi argomenti invece hanno bisogno di tempo per essere spiegati.

Una mostra forse lascia un po’ più di tempo disteso per entrare nel merito, ognuno ci passa dentro quanto tempo vuole, assorbe le informazioni che vengono date sia con immagini, bellissime fotografie del National Geographic, un po’ di dati scientifici che sono quelli che ho messo io e un po’ di consigli per la cura di questo malanno. 

Le tre cose messe insieme forse possono aiutare le persone a farsi un'idea più corretta di questo straordinario problema.

 

A proposito di consigli, nel suo libro lei identifica alcune delle abitudini di consumo che dovremmo cambiare radicalmente per fare la nostra parte nella lotta al cambiamento climatico. 

Sono note da tempo, fanno parte di quella che ormai definiamo in termini generali green economy. Vuol dire cercare di risparmiare energia fossile in tutte le sue forme; noi consumiamo troppo e sprechiamo troppo nelle nostre case e nelle nostre automobili, nei nostri viaggi, sprechiamo cibo, sprechiamo acqua, produciamo rifiuti.

In linea generale siamo una società che vive al di sopra delle possibilità del pianeta di rifornirlo in termini di materie prime e di depurare i rifiuti che esso produce. 

Quindi la regola d'oro è diminuire gli sprechi e aumentare l'efficienza.

 

Lo scorso 15 marzo lei ha partecipato al Global Strike for future scendendo in piazza con i ragazzi della sua Torino. Che momento è stato e come vede l'impegno dei giovani su questi argomenti?

È stato sicuramente un bellissimo momento perché è la prima volta, dopo tanti anni che mi occupo di divulgazione, che ho visto i ragazzi, che appunto saranno i bersagli del cambiamento climatico in futuro, cercare di capirne di più, prendere in mano una propria responsabilità e chiedere attenzione su questo tema.

Ovviamente non basta una mattinata in piazza per cambiare un tema così complesso quindi adesso la sfida è mantenere alta l'attenzione e trasformare in concretezza quegli slogan.

Intervista a Luca Mercalli del 26 marzo 2019

Il noto climatologo interviene per parlare di cambiamento climatico all'interno di "Ecosistema", la trasmissione di Earth Day Italia 

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