2 Giugno 2017
CAMBIAMENTO CLIMATICO
2 Giugno 2017

Stati Uniti fuori dall’accordo sul Clima

Trump mantiene quanto promesso in campagna elettorale: USA non manterranno gli impegni presi a Parigi

“Iniquo ai massimi livelli per gli Stati Uniti”
Così Trump bolla l’accordo di Parigi annunciando la fuoriuscita degli Stati Uniti dal grande successo diplomatico che aveva costituito la COP21 del 2015.
Secondo la nuova amministrazione americana l’economia USA sarebbe eccessivamente penalizzata dagli impegni presi a Parigi solo 18 mesi fa. Nel suo discorso Trump sottolinea come l’accordo di Parigi potrebbe costare agli Stati Uniti 2,7 milioni di posti di lavoro al 2015 e addirittura 6,6 milioni al 2040 con la chiusura di 440.000 fabbriche per un impatto sull’economia americana di tre trilioni di dollari.
Cemento, ferro, acciaio, carta gas naturale e carbone le industrie che sarebbero maggiormente penalizzate. Quelle americane almeno, mentre per le industrie di altri grandi inquinatori il problema non sussisterebbe, ricorda Trump puntando il dito contro India e Cina.
Va da se che, assieme all’impegno a ridurre la propria quota di emissioni di nell’atmosfera, l’amministrazione Trump si sfila anche dalla contribuzione al Green climate fund, il fondo di solidarietà che i paesi più sviluppati (e inquinanti) si sono impegnati a creare per sostenere progettualità economiche sostenibili nei paesi in via di sviluppo e per compensare i paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici.

 
La decisione era nell’aria ma fino all’ultimo si era sperato che l’amministrazione USA potesse ripensarci, che il presidente Trump potesse sorprendere, come chiedeva una lettera inviata al presidente statunitense dagli ambientalisti italiani lo scorso 20 gennaio.
Che succede ora? Gli Stati Uniti vorrebbero definire un novo accorod più vantaggioso, ma intanto esce da Parigi uno paesi ispiratori e promotori (sotto Obama) dell’accordo globale sul clima, ma stando alle prime dichiarazioni nulla cambia, si va avanti decisi lungo la strada intrapresa a dicembre 2015. Certo l’accordo subisce un duro colpo ora che il leader si sfila, ma Unione Europea e , soprattutto, Cina sono già pronte a sostituirlo.
 

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