Trasformare i rifiuti caseari in bioplastica per imballaggi e packaging 100% biodegradabili e compostabili: questa la sfida proposta da Enea in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant
Per il quinto anno consecutivo oggi, 5 febbraio, si celebra la Giornata contro lo spreco alimentare voluta dal Ministro dell’Ambiente. Alcuni dati provenienti da un’indagine condotta dalla Coldiretti/Ixè in questo settore hanno rilevato un dato positivo: nell’ultimo anno tre italiani su quattro avrebbero diminuito gli sprechi alimentari, in particolare il 40% degli italiani li ha diminuiti, il 31% gli ha addirittura annullati mentre il 22% li ha mantenuti costanti. Nonostante questi dati però ancora molto cibo viene sprecato; secondo la Waste Watcher infatti lo spreco di cibo nelle case degli italiani ammonta ancora a 145 kg all’anno per famiglia. Agli sprechi domestici che secondo la Coldiretti rappresentano in valore ben il 54% del totale vanno aggiunti quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%) per un totale di oltre 16 miliardi in un anno. Proprio nel tentativo di contrastare questo trend è nato il progetto BIOCOSÌ (tecnologie e processi innovativi per la produzione di imballaggi 100% BIOdegradabili e COmpostabili per un’industria Sostenibile, economica/circolare ed Intelligente), sviluppato da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) in collaborazione con la start-up pugliese EggPlant. Attraverso questo progetto le acque reflue della filiera casearia verranno riutilizzate al fine di produrre bioplastica per imballaggi e packaging per la conservazione degli alimenti come ad esempio vaschette per i formaggi o bottiglie per il latte, prodotti che saranno 100% biodegradabili e compostabili. In 18 mesi i rifiuti caseari saranno trasformati in risorse,dando un nuovo volto al packaging in chiave sostenibile e introducendo materiali biodegradabili nelle linee produttive.
Grazie a questa iniziativa si testerà da un lato il processo di separazione a membrana sviluppato dall’ENEA nel Centro Ricerche di Brindisi per il frazionamento del siero di latte grazie al quale sarà possibile recuperare le siero proteine, il lattosio, i sali minerali ma anche un’ acqua ultrapura; dall’altro lato invece verrà passata al vaglio la collaborazione EggPlant-ENEA per la produzione di bioplastica biodegradabile e bioderivata dal lattosio estratto dai reflui, che consente la totale valorizzazione dei rifiuti orientata all’innovazione della filiera agro-alimentare, con benefici anche in termini di riduzione degli inquinanti dell’industria casearia e di impatto della plastica nell’ambiente. Secondo alcuni studi condotti sempre da ENEA presentati lo scorso dicembre, l’83% dei rifiuti in plastica censiti nei mari italiani è costituito proprio da packaging, per lo più di plastica usa e getta.
Di questo ambizioso obiettivo ha parlato anche Valerio Miceli della Divisione Biotecnologie e agroindustria dell’ENEA: “Questa innovazione ispirata ai principi dell’economia circolare con l’obiettivo zero rifiuti a fine processo risponde non solo ad esigenze di natura etica e ambientale ma anche economiche, legate ai costi elevati dello smaltimento dei reflui caseari, consentendo oltretutto di tagliare di circa il 23% il costo unitario di produzione del biopolimero. Questa proposta può rappresentare anche una fonte di ricchezza integrativa in termini di redditività per le stesse aziende casearie, per gli stakeholder operanti in filiera e per le PMI innovative che mirano ad aumentare la competitività del territorio diversificando l’offerta di prodotto”. Un’inversione di rotta davvero importante grazie alla quale il concetto tradizionale del refluo non viene visto come rifiuto ma come una risorsa green, in grado di rispondere alla domanda di innovazione tecnologica per la sicurezza alimentare ma soprattutto in grado di favorire un circuito virtuoso di sostanze nutritive tra aree urbane e rurali, promuovendo il risparmio energetico, il riciclo e la produzione a basse emissioni di carbonio.
Con questo progetto innovativo, sviluppato nell’ambito del bando della Regione Puglia INNONETWORK e finanziato con 1,4 milioni di euro dal Programma Operativo Regionale POR-FESR 2014-2020, si potrebbe aumentare anche la produzione delle bioplastiche che attualmente rappresentano solo l’1% delle plastiche prodotte ogni anno in Europa, quasi 300 milioni di tonnellate. Anche secondo gli ultimi dati di mercato raccolti da European Bioplastics, l’associazione europea della filiera delle bioplastiche, la capacità di produzione mondiale delle bioplastiche è destinata a crescere di circa il 50% nel medio termine, passando da circa 4,2 milioni di tonnellate del 2016 a 6,1 milioni di tonnellate nel 2021. Tra i partner che hanno contribuito alla realizzazione del progetto BIOCOSI’ ci sono l’Università di Bari, le aziende CSQA, RL Engineering, il caseificio Colli Pugliesi, Compost Natura e la Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca MICROTRONIC, coordinata dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR.