Secondo il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, solo la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti possono dar vita ad un'economia green e intelligente.
Incenerire? Perché se si può riusare? È questo il dilemma di fronte al quale ci pone il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha rilasciato delle dichiarazioni a proposito dell’emergenza rifiuti in Campania.
Di fronte alla proposta del vicepremier Matteo Salvini, che vuole un inceneritore per ogni provincia, Costa risponde in modo netto e inequivocabile: “Quando arriva l’inceneritore, o termovalorizzatore, il ciclo dei rifiuti è fallito”.
Infatti, secondo il Ministro dell’Ambiente, con i termovalorizzatori si pone fine al significato stesso dell’economia circolare, che si basa sulla logica delle quattro R: Riduzione, Riuso, Recupero e Riciclo.
I rifiuti, quindi, non vanno distrutti, ma vanno ridotti ed utilizzati finché hanno possibilità di ‘rinascere’. Afferma Sergio Costa: “Stiamo lavorando ogni giorno per portare l’Italia, e non solo la Terra dei Fuochi, fuori dall’ormai cronico ritardo nella gestione del ciclo dei rifiuti. Stiamo completamente ribaltando il paradigma economico, come anche prescritto nel contratto di governo”.
Ma qual è la situazione degli inceneritori in Italia? Dall’ultima analisi Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sui rifiuti urbani, si può chiaramente notare come l’andamento del numero di inceneritori in Italia sia andato riducendosi dal 2012 al 2016.
Due anni fa, risultavano operativi nel territorio nazionale 41 impianti di incenerimento per i rifiuti urbani, rispetto ai 49 del 2012, man mano calati nei quattro anni a venire. Tuttavia, il numero di impianti non è distribuito equamente nel territorio: il 63% delle infrastrutture si trova a Nord, con 26 impianti concentrati soprattutto in Lombardia e in Emilia Romagna. I numeri si riducono notevolmente se si parla invece del Centro (8 impianti attivi) e del Sud Italia (7). La riduzione del numero di inceneritori è stata più evidente al Centro, con 5 impianti in meno nel 2016 rispetto al 2012. Al Nord e al Sud, invece, è meno marcata la differenza, rispettivamente con 2 e 1 in meno in quattro anni.
Sempre nello stesso arco di tempo, i dati Ispra analizzano anche la quantità di rifiuti urbani inceneriti: a dispetto della riduzione degli impianti, si può notare un aumento globale di rifiuti trattati a livello nazionale dal 2012 al 2016, passando da circa 5,1 milioni di tonnellate a 5,4. Tuttavia, non si può non evidenziare una riduzione nell’ultimo anno di riferimento, considerando che nel 2015 si raggiungevano quasi 5,6 milioni di tonnellate.
L’andamento nazionale è ricalcato nelle macroaree del Nord e del Sud, mentre al Centro nel 2016 si è avuto un aumento rispetto al 2015 (651 mila tonnellate rispetto a 587 mila dell’anno precedente).
A livello regionale, il 34% dei rifiuti urbani è incenerito in Lombardia, contro l’1% di Puglia, Calabria e Basilicata.
Di fronte alla possibilità di un aumento di inceneritori al Sud, si è avuta anche la risposta dell'Isde, l'Associazione italiana medici per l'ambiente, che sottolinea come questa opzione possa essere foriera di problemi per la salute dell'ambiente e delle persone. Infatti, l'associazione sottolinea in una nota: "Dal punto di vista dei rischi ambientali e sanitari, sebbene gli impianti di ultima generazione siano più evoluti, ciò non significa che siano esenti da impatti sia sulle aree su cui insistono sia come contributo alle emissioni di gas serra, che dobbiamo drasticamente ridurre se non vogliamo assistere a eventi catastrofici nell’arco di pochi decenni, come sostenuto dalla quasi totalità degli scienziati competenti in materia“.
Anche l'Isde si presenta a favore del riutilizzo dei rifiuti: "Occorre, infatti, parlare di recupero di materia, prima ancora che di recupero di energia attraverso la termovalorizzazione, e per questo più che di nuovi impianti per l’incenerimento dei rifiuti dobbiamo mettere in atto azioni per lo sviluppo del recupero e riuso del rifiuto oltre che per l’implementazione della raccolta differenziata".