26 Novembre 2014
Redazione
CICLO DEI RIFIUTI
26 Novembre 2014
Redazione

La lotta ai rifiuti parte dal riutilizzo

Un convegno sull'Italia del riutilizzo mette in luce le grandi potenzialità del mercato dei beni recuperati

Il noto detto prevenire è meglio che curare vale anche per i rifiuti. Proprio così. In estrema sintesi è questo l’insegnamento di fondo emerso dal convegno - promosso ieri a Roma da Federambiente, Legambiente, Occhio del riciclone e Rete Onu - nel corso del quale è stato presentato il V Rapporto nazionale sul riutilizzo realizzato dal Centro di ricerca economica e sociale dell'Occhio del riciclone, con il patrocinio del ministero dell'Ambiente.

Durante l'incontro, organizzato in occasione della Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti, ci si è interrogati su come ottimizzare il settore del riutilizzo, anche sull’onda della recente normativa europea, che fissa obiettivi ambiziosi in merito.
"Esperienze e sperimentazioni sul riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo – ha detto Pietro Luppi, direttore del Centro di ricerca dell'Occhio del riciclone – si sono moltiplicate negli ultimi anni in Italia, contribuendo a ridurre l'improvvisazione e a elevare la qualità del dibattito. Trasferimento delle competenze, logistica e strumenti gestionali adeguati sono parte integrante di un compiuto sviluppo della filiera del riutilizzo".

Il riutilizzo di beni altrimenti destinati a concludere anzitempo il proprio ciclo di vita è una forma di prevenzione della produzione di rifiuti e le potenzialità del mercato dei beni recuperati sono molto grandi. Sono decine di migliaia le tonnellate di beni e oggetti recuperati e sottratti ai rifiuti grazie al lavoro, spesso informale, di circa 80.000 persone impegnate nel commercio ambulante, nelle fiere, nei mercati e mercatini, nei negozi in conto terzi, in cooperative ed enti di solidarietà. E l'Italia del riutilizzo, secondo l'Ufficio europeo dell'ambiente, potrebbe arrivare a creare fino a 800.000 posti di lavoro nel continente, ma in Italia ancora rappresenta un grande ostacolo a tutto questo la mancata emanazione dei decreti attuativi della legge con la quale le norme comunitarie sul riutilizzo sono state recepite nel nostro Paese.
"Le attività dell'usato non possono vivere nel cono d'ombra nel quale oggi sono relegate – ha detto Antonio Conti, portavoce della Rete Onu –. Preparazione all'utilizzo ed end of waste sono già realtà in Europa. Questo non è più il tempo dell'attesa, ma quello di colmare il gap con gli altri Paesi europei".
“Per rendere marginale lo smaltimento dei rifiuti – ha affermato Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente – si deve massimizzare il riciclaggio e rendere conveniente anche economicamente la prevenzione dei rifiuti grazie a una vera tariffazione puntuale. Ma è altrettanto importante promuovere tutte le azioni che grazie alla preparazione al riutilizzo e al riuso possono permettere di rimettere in circolazione dei beni che con piccoli aggiustamenti possono allungare il loro ciclo di vita e allontanare nel tempo il momento in cui diventeranno rifiuti. Serve mettere a sistema tutte le esperienze nate in questi anni nel nostro Paese e fare un 'pacchetto di mischia' che spinga il legislatore nazionale e regionale a garantire un percorso semplificato a queste attività che da una parte riducono la produzione dei rifiuti e dall'altra alimentano economie sociali”.
“Le iniziative finalizzate a favorire il riuso, di cui oggi abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare alcune significative esperienze, sono fondamentali – ha detto chiudendo i lavori del convegno il presidente di Federambiente,. Filippo Brandolini – non soltanto perché sono al primo posto, insieme alla prevenzione, nella gerarchia europea del trattamento dei rifiuti ma perché una loro effettiva ed efficace realizzazione consente di rendere più efficiente la gestione dell'intero ciclo integrato dei rifiuti. A trarre vantaggio da un'ampia diffusione di queste pratiche sul territorio, soprattutto se abbinate a corretti meccanismi d'individuazione di una tariffa effettivamente commisurata a quantità e qualità dei rifiuti conferiti, sono tutti: i cittadini, le imprese, l'ambiente”.
I dati che emergono dal Rapporto 2014 indicano che gli europei hanno sul tema le idee piuttosto chiare: la produzione di rifiuti è eccessiva e bisogna intervenire. Il 66% dei cittadini Ue ritiene infatti che se ne producano troppi. Per ridurne la produzione, è necessario per l`83% evitare di sprecare cibo e comprare solo ciò chevrealmente serve, per il 77% riparare elettrodomestici prima di comprarne di nuovi. L`87% degli inglesi intervistati, l'86%dei danesi e l'86% degli svedesi dice che il principale modo di ridurre i propri rifiuti domestici è donare o vendere beni ai fini di riutilizzo. Al contrario, meno della metà degli intervistati ha dichiarato di farlo in Slovenia(36%), Romania(38%) e Italia (43%).
Tra numeri e prospettive, soluzioni e criticità, il convegno ha evidenziato una forte rivoluzione del settore del riutilizzo e una chiara consapevolezza: operatori del settore e istituzioni devono collaborare strettamente. Solo da qui possono seguire i risultati auspicati.

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