8 Dicembre 2013
Redazione
CITTÀ E TRASPORTI
8 Dicembre 2013
Redazione

Bike sharing? In Italia c’è ancora tanto da pedalare

Lo rivela una ricerca dell’Institute for transportation and development policy (Itdp) di New York: nessuna città italiana tra quelle che possono vantare una buona penetrazione del servizio

Niente da fare per l’Italia. Nonostante la naturale vocazione del Belpaese per le due ruote a pedali, non c’è nessuna città nostrana tra quelle che possono vantare il più alto tasso di penetrazione del sistema di 'bike-sharing'. Parola dell’Institute for transportation and development policy (Itdp) di New York, che ha condotto una ricerca, includendo 400 città di 5 continenti dove si stanno mettendo in pratica sistemi per implementare la condivisione delle biciclette.
Lo studio - raccolto nella prima guida “The bike share planning guide”, edita dall’Itdp, contenente le best-practices adottate nelle città che offrono questo tipo di servizio ai cittadini – rivela che le 7 città più avanti in questo senso sono Barcellona, Lione, Città del Messico, Montreal, New York, Parigi e Rio de Janeiro.
Il servizio, racconta lo studio, risolve in particolare il problema dell’ultimo miglio da percorrere senza auto per chi arriva in città in treno o con gli autobus e deve raggiungere il luogo di lavoro. È un servizio rapido, ideale per viaggi brevi e c'è enormemente bisogno nelle città, spiegano gli autori della nuova guida. “Un sistema ideale per migliorare lo stato dell'ambiente e ridurre il numero di miglia percorsi in automobile - spiega Colin Hughes, direttore del National policy and project evaluation dell' Itdp -. Ad esempio i 22.000 membri del car sharing di Washington hanno ridotto il numero di miglia fatti in auto di 4,4 milioni all'anno e molti studi dimostrano che 20 minuti di bicicletta al giorno hanno un impatto significativo sulla salute mentale e fisica”.
A dare la fotografia precisa del dato italiano – decisamente molto migliorabile – è la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Attualmente in Italia sono attivi circa 130 sistemi di bike sharing con una prevalenza nei Comuni del Nord e del Centro rispetto al Sud. In particolare le regioni in cui si rileva una maggiore presenza del bike sharing sono: Emilia Romagna (19) – Piemonte (16) – Veneto (15) – Lombardia (13). Seguono Marche, Puglia, Liguria e tutte le altre regioni, escluse Campania, Calabria e Basilicata.
Questi 130 sistemi possono essere suddivisi in due tipologie: meccanici a chiave e a scheda magnetica. Nel primo caso l’utilizzatore deve acquisire tramite uno sportello una chiave che inserita nel posteggio libera la bici e lo identifica; la bici dovrà essere riconsegnata, senza particolari limiti di orario, nello stesso stallo per poter ritirare la chiave. I sistemi a chiave sono in genere gratuiti e permettono l’utilizzo delle bici in città diverse con la stessa chiave.
I sistemi a scheda magnetica invece permettono la riconsegna in un qualunque altro posteggio e soprattutto permettono, mediante la regolazione tariffaria, di incentivare l’uso della bici per un breve periodo, in modo da riconsegnarla e permetterne l’utilizzo ad un altro utente: quindi poche bici per tante persone. I sistemi a scheda magnetica inoltre hanno la possibilità di registrazioni tramite internet e di pagamento tramite carta di credito o telefoni portatili; sono inoltre i sistemi che, come vedremo, aprono le nuove prospettive dell’integrazione tariffaria tra i vari sistemi di trasporto. Su circa 130 sistemi attivi ad oggi 2/3 sono chiave e 1/3 a scheda, con una distribuzione territoriale molto legata alla localizzazione d’origine e alla conseguente penetrazione commerciale delle due aziende fornitrici. C’entro in bici che ha sede a Ravenna è prevalente nelle zone dell’Emilia e del Veneto, mentre Bicincittà è di Torino e ha la prevalenza nel Nord Ovest; Bicincittà è inoltre presente anche sul mercato internazionale con i sistemi di Pamplona e Losanna. Questa forma di duopolio legato a una partizione territoriale tra sistemi tecnicamente diversi è sintomo di come il bike sharing in Italia sia ancora giovane e debba ancora evolvere verso una molteplicità di offerta caratteristica di un mercato più maturo.

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