Il parco del quartiere viene utilizzato per la costruzione di un grattacielo. I cittadini non ci stanno, individuano una nuova area verde e con pazienza e tenacia la trasformano nel nuovo polmone del quartiere.
Quanti anni occorrono a dei cittadini per riuscire ad avere uno spazio verde? Quanti anni occorrono per far rivivere uno spazio abbandonato, dismesso, pieno di rifiuti, che nessuno reclama? Una decina di anni. Alcuni persi per lottare affinché non distruggessero l’unica area verde rimasta nel quartiere e altrettanti persi per vedere riconosciuta la “responsabilità” di gestione di uno spazio dismesso del comune.
La storia si svolge a Milano in un quartiere ricco di umanità varia detto “Isola” perché chiuso tra una ferrovia e il centro città, punto di incontro per nuove generazioni di artisti, con belle e antiche residenze, case popolari e botteghe di artigiani. Un quartiere con una storia importante dove la gente si conosce e partecipa attivamente.
Come molte città e quartieri urbani esistono strane aree senza alcuna destinazione chiara e altre che invece pur avendo una funzione precisa, come un parco, vengono distrutte per costruirvi un grattacielo.
E’ quello che succede a Isola.
I cittadini hanno provato a ribellarsi ma nulla è stato possibile e, scherzo del destino, al posto dell’unica area verde del quartiere è cresciuto un grattacielo chiamato Bosco Verticale, una pila di appartamenti di lusso, una colonna di cemento ingentilita da tanta vegetazione! Un nome su cui è facile fare ironia conoscendo cosa è stato sotterrato nelle sue fondamenta.
Ma i cittadini senza più aree verdi non si arrendono, si armano di santa pazienza, girano il quartiere ed individuano un’area, piena zeppa di rifiuti e con strane frequentazioni notturne e scoprono che è del Comune. Parte una trafila burocratica articolata, parlano, discutono, riflettono con le associazioni del quartiere, raccolgono firme e presentano progetti, scrivono a quattro mani con il Comune un regolamento per la gestione condivisa di beni dismessi senza alcun utilizzo previsto.
Dopo il regolamento, chi ha a che fare con la burocrazia lo sa, si apre la strada impervia dell’attuazione e qui la palla passa dal Comune al Demanio, poi alla Zona in un’infinità di complicanze. E finalmente durante la primavera del 2013 il quartiere Isola ha di nuovo un’area verde.
L’Associazione Isola Pepe Verde si mette finalmente all’opera. Ogni anima del quartiere da il suo contributo, cuore artistico o pollice verde, tutti fanno ciò che più amano e soprattutto lo condividono. Una bellissima cancellata che chiude questo luogo segreto, circondato da grattacieli, arredi con materiali di riciclo, orto e uno spazio con giochi per i bambini abbelliscono il giardino condiviso. Chi può mette a disposizione il proprio tempo per mantenerlo pulito e vivo.
Cosa ha questo posto di speciale, qual è la morale di questa storia? Innanzitutto va detto che se gli elettori e i consumatori sono volatili, quando gli uomini si sentono cittadini diventano tenacissimi, superano la naturale conflittualità tra simili e la trasformano in cooperazione.
L’ultima lezione ce la da l’Expo. Accanto alle opportunità e al movimento di questo evento mondiale, accanto a Piazza Gae Aulenti, simbolo del rinnovamento urbano milanese, accanto al Bosco Verticale di Stefano Boeri simbolo delle contraddizioni urbane, c’è un piccolo Bosco Orizzontale, il giardino condiviso di Isola Verde un luogo di serenità che sembra tracciare una nuova strada alla modernità.
Un luogo in cui accadono cose piccole, un luogo segreto dove i cittadini del quartiere ma anche i visitatori Expo potranno rifugiarsi.
A far cosa? Nulla, o magari leggersi un libro al sole. Fantastico.