30 Gennaio 2018
Fabrizio Cavallina
CITTÀ E TRASPORTI
30 Gennaio 2018
Fabrizio Cavallina

Le città italiane sono le più inquinate d'Europa.

L'Italia, rispetto al resto d'Europa, ha gli agglomerati più inquinati ed è indietro su mobilità sostenibile e rigenerazione urbana. Lo sottolinea con un report Legambiente 

A livello europeo le principali città italiane sono le più inquinate di tutte. Proprio nella Penisola, infatti, si registrano gli agglomerati urbani con più concentrazione media annua di polveri sottili rispetto al resto del Continente: Torino (39 microgrammi/metrocubo di PM10), Milano (37 microgrammi/metrocubo) e Napoli (35 microgrammi/metrocubo) primeggiano su altre città come Siviglia, Nizza e Marsiglia, che, invece, non superano i 29 microgrammi per metrocubo. È quanto emerge dal report Mal’Aria pubblicato da Legambiente che, sulla base dell’ultimo report del 2016 diffuso e aggiornato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, ha confrontato le medie annuali di PM10 di 20 grandi città d’Italia, Spagna, Germania, Francia, e Regno Unito. Il rapporto sottolinea come 7 milioni di cittadini italiani respirino polveri sottili per almeno metà dell’anno; numeri che riflettono l’importanza e l’urgenza di stabilire un confronto con le altre realtà europee al fine di monitorare al meglio la situazione del nostro Paese.

Roma, insieme a Parigi, figura al settimo posto con una concentrazione media annua di 28 microgrammi/metrocubo, seguono altri centri urbani europei con valori più bassi: Stoccarda, Barcellona, Dortmund e Berlino (24 microgrammi/mc), Glasgow (23 microgrammi/mc), Bordeaux, Londra e Leeds (22 microgrammi/mc), Monaco (21 microgrammi/mc), Madrid (19 microgrammi/mc), Valencia (17 microgrammi/mc) e Liverpool (14 microgrammi/mc). Nel 2013 oltre il 60% della popolazione Italiana residente nelle aree urbane, è stata esposta a concentrazioni di PM10 al di sopra del limite giornaliero consentito dalla legge (50 microgrammi/m3 da non superarsi per più di 35 giorni in un anno). Se paragonata rispetto alla media europea, che si aggira intorno al 16,3%, la percentuale del nostro paese è decisamente troppo elevata. Secondo le ultime stime dell'Agenzia ambientale europea pubblicate nel 2017 (nel Report "Air Quality in Europe"), l'Italia per l'anno 2015 ha il triste primato legato alle morti per PM2,5 (circa 59.500). Tutte le città italiane incluse nel rapporto superano ampiamente il valore limite consigliato dall'OMS per la salvaguardia della salute umana di 20 microgrammi/mc come media annua di Pm10, sottolinea Legambiente. Secondo l’associazione ambientalista necessario un “piano nazionale” per la qualità dell’aria, perché l’Italia “è una delle nazioni che sta più debolmente affrontando il tema della definitiva uscita delle periodiche e ripetute emergenze smog.  

Nella lotta all’inquinamento atmosferico, si legge nel rapporto, “è urgente mettere in atto interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale sia a livello locale e regionale, ma anche ripensare le città e la mobilità. Una sfida che la prossima legislatura deve assolutamente affrontare”. L’Italia, però, appare indietro rispetto al resto d’Europa anche nell’ambito della mobilità sostenibile e nella rigenerazione urbana. Nelle città italiane la lunghezza totale dei km di metropolitane è inferiore a quella della sola città di Madrid (235 km contro i 291 della città spagnola). Anche i nuovi progetti, secondo Legambiente, “sono limitati e inadeguati a recuperare i ritardi”: a Roma, ad esempio, si legge, “di questo passo ci vorranno 80 anni per arrivare alla stessa dotazione di metro delle altre città europee”.

Nel resto d’Europa sono tante anche le realtà virtuose. A Siviglia l'introduzione del bike sharing ha portato ad una crescita di venti volte della popolazione che usufruisce delle biciclette; a Bilbao, invece, gli interventi di rigenerazione urbana sono stati realizzati pensando esclusivamente a bus, tram e pedoni. L’Inghilterra ha investito subito 1 mld di sterline per la mobilità elettrica e deciso 27 zone a pedaggio nelle aree urbane di tutto il Regno Unito, con aumento di 10 sterline per i veicoli più inquinanti. La compagnia dei taxi di Londra, rilevata da una società cinese, ha già pianificato l'elettrificazione di tutti i taxi nei prossimi due anni. Un ulteriore passo avanti nella metropoli britannica è la costituzione delle healthy street, un intervento che incide sulla qualità dell’aria stimolando la mobilità attiva, creando strade in cui le persone sono invogliate ad andare in piedi e in bicicletta. Oppure la Scozia che ha deciso di anticipare il divieto di vendita dei motori a combustione interna al 2023.

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