Un finanziamento di 3,1 milioni di euro dall'Unione Europea per ridurre le emissioni provocate dai lanciatori spaziali. Partecipa anche il Politecnico di Milano
Una sonda interplanetaria, una navicella con a bordo degli astronauti piuttosto che un carico di rifornimenti per una stazione spaziale nell’universo, prima di poter decollare e svolgere il proprio compito, hanno bisogno di essere portati ad alta quota da un lanciatore: un vettore che accompagna il veicolo nella prima parte del viaggio. I lanciatori utilizzano motori a razzo che si avvalgono della combustione come principale fonte di energia, causando piogge acide e una contaminazione locale delle falde acquifere. Per questa ragione l’UE ha attivato il progetto GRAIL (Green advanced high energy propellants for launchers) nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, con l’obiettivo di produrre propellenti a ridotto impatto ambientale e fornire un’alternativa ai vettori inquinanti per i viaggi nello spazio.
Attualmente sono di vario tipo i lanciatori adoperati dalle agenzie spaziali. Diverse categorie di questi, tra cui i VEGA (sviluppati dall’Agenzia Spaziale Italiana) o lo Space Shuttle, fanno uso di motori a propellente solido come strumenti di propulsione. L’Ariane V ad esempio, utilizzato per il lancio in orbita di satelliti, si avvale di due motori contenenti ciascuno 240 tonnellate di propellente solido. Le miscele in questione sono combinazioni di polveri ossidanti e combustibili: alluminio in polvere, combustibile, perclorato di ammonio come ossidante e una plastica, il poliuretano, teso a legare le due componenti. La ripercussione ambientale è notevole e coinvolge anche la filiera di produzione. Il Politecnico di Milano – che partecipa al progetto GRAIL con l’attività svolta dal Laboratorio di Propulsione Aereospaziale (SPLab) – stima che per ogni lancio del vettore Ariane V vengano rilasciate nell’aria 270 tonnellate di acido cloridrico, a causa della combustione del perclorato di ammonio. Un inquinamento che, a detta dei ricercatori, può “interagire con l’ozono dell’atmosfera mediante complessi processi chimici”.
Il “Green advanced high energy propellants for launchers” mira a cambiare questo tipo di tecnologia, ispirandosi alla visione a lungo termine che ESA (European Space Agency) porta avanti con il progetto “Clean Space”. Il team di sviluppo del GRAIL – che oltre al Politecnico di Milano comprende istituti ed aziende da Svezia, Francia e Germania – ha ricevuto un finanziamento di 3,1 milioni dalla Comunità Europea per sviluppare propellenti a ridotto impatto ambientale che riducano le emissioni di acido cloridrico durante l’utilizzo dei lanciatori. Il progetto si concluderà a Gennaio 2018 con lo sparo di motori a razzo che dimostrino la fattibilità della proposta. Viaggi eco-sostenibili, nel rispetto dell’ambiente sulla terra e nello spazio.