250 leader governativi, religiosi e ambientali si sono riuniti ad Atene per discutere dei problemi ambientali della Grecia e delle sue isole. Duro l’attacco del Patriarca Bartolomeo I nei confronti del sistema economico, giudicato il principale responsabile dei cambiamenti climatici
Dal 5 giugno Atene è, e lo sarà fino a venerdì 8 giugno, teatro del Simposio internazionale, dedicato alla protezione e alla salvaguardia dell’ambiente, intitolato “Toward a Greener Attica. Preserving the Planet and Protecting its People”. L’evento, organizzato dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I, ha riunito oltre 250 personaggi illustri tra scienziati, leader governativi, ambientali e religiosi ma anche attivisti e giornalisti di tutto il mondo che cercheranno di esplorare i pressanti problemi ambientali della Grecia e delle sue isole, esaminando i collegamenti tra ecologia ed economia, in particolare nel contesto delle pressanti sfide sociali e ambientali del nostro tempo. Sono oltre vent’anni che Bartolomeo I, soprannominato il patriarca verde, è impegnato in favore dell’ambiente partecipando attivamente all’Accordo di Parigi alla Cop21 e sottoscrivendo con Papa Francesco una comune dichiarazione per la Giornata per la salvaguardia del Creato. Da tempo inoltre ha sottolineato la necessità di una collaborazione tra tutti i settori sociali e le discipline scientifiche per ottenere un cambio radicale di atteggiamento nei confronti del Creato che troppe volte viene deturpato.
Le parole di Bartolomeo I, in apertura di Simposio, nei confronti del sistema economico, principale responsabile dei cambiamenti climatici che stanno letteralmente facendo morire il Pianeta, sono state molto dure: “Il cambiamento climatico è una questione strettamente correlata al nostro attuale modello di sviluppo economico. Un’economia che ignora gli esseri umani e i bisogni degli esseri umani porta inevitabilmente allo sfruttamento dell’ambiente naturale. Ciononostante, continuiamo a minacciare l’esistenza dell’umanità e ad esaurire le risorse della natura in nome di profitti e benefici a breve termine”. Incalzando nel suo discorso ha altresì aggiunto che “L’identità di ogni società e la misura di ogni cultura non sono giudicate dal grado di sviluppo tecnologico, dalla crescita economica o dalle infrastrutture pubbliche. La nostra vita civile e la nostra civiltà sono definite e giudicate primariamente dal nostro rispetto per la dignità dell’umanità e per l’integrità della natura”.
Al Simposio erano presenti anche alcuni delegati della Santa Sede tra cui il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, che ha letto il messaggio del Santo Padre. “Il dovere di prendersi cura del creato sfida tutte le persone di buona volontà e invita i cristiani a riconoscere le radici spirituali della crisi ecologica e cooperare nell’offrire una risposta inequivocabile. È mia ferma intenzione che la Chiesa cattolica continui a camminare insieme a Sua Santità e al Patriarcato ecumenico lungo questo percorso”: sono state queste le parole di Papa Francesco che ha anche rimarcato la speranza di una cooperazione tra cattolici e ortodossi, insieme ai fedeli di altre comunità cristiane, per lavorare a livello locale per la cura del creato e per uno sviluppo sostenibile e integrale.
Ricordando la sua visita a Lesbo il Pontefice ha continuato la sua lettera dichiarando che: “le drammatiche contraddizioni che ho sperimentato durante la mia visita mi hanno aiutato a capire l’importanza del tema del presente Simposio. Non sono soltanto le case delle persone vulnerabili in tutto il mondo che si stanno sgretolando, come possiamo vedere nel crescente esodo dei migranti climatici e dei rifugiati ambientali. Come ho sottolineato nella mia Enciclica Laudato si’, stiamo anche condannando le future generazioni a vivere in una casa comune ridotta a rovine”. La cura del Creato per il Santo Padre dovrebbe essere intesa come un dono condiviso e non un possesso privato, riconoscendo quindi i diritti di ogni persona e di ogni popolo. La crisi ambientale che il nostro Pianeta sta subendo è il risultato di un fare sbagliato dell’uomo che aspira a controllare e sfruttare tutte le sue risorse, ignorando i membri più vulnerabili della famiglia umana.