1 Settembre 2016
Gabriele Renzi
CUSTODIRE IL CREATO
1 Settembre 2016
Gabriele Renzi

Ascoltiamo il grido della Terra

Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato: quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani

La Terra grida e chiede aiuto e l’uomo ha il dovere di riprendere il suo ruolo di custode del Creato e riparare agli errori commessi finora, pentirsi dei peccati commessi contro l’ambiente e considerare la casa comune come bisognosa e meritevole di misericordia.
Questo il succo del messaggio che Papa Francesco ha diffuso in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato richiamando ancora una volta gli uomini alle proprie responsabilità, tutti, nessuno escluso.

 
Nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici, siamo chiamati a riconoscere il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente”, ricorda infatti il Santo Padre che rincara la dose parlando espressamente, come già nell’enciclica Laudato Si’, di “peccato” in riferimento alle attività che danneggiano l’ambiente, un peccato di cui pentirsi, da confessare e da espiare.
Anche perché, ricorda ancora il Papa, “Quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani” come testimoniato anche dal legame tra cambiamenti climatici e migrazioni forzate: “Il pianeta continua a riscaldarsi, in parte a causa dell’attività umana: il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato e probabilmente il 2016 lo sarà ancora di più. Questo provoca siccità, inondazioni, incendi ed eventi meteorologici estremi sempre più gravi. I cambiamenti climatici contribuiscono anche alla straziante crisi dei migranti forzati. I poveri del mondo, che pure sono i meno responsabili dei cambiamenti climatici, sono i più vulnerabili e già ne subiscono gli effetti.”
Insomma, i ricchi inquinano e i poveri pagano andando ad accrescere quel debito ecologico che probabilmente al Sud del mondo non sarà mai ripagato.
 

 
Il Pontefice ricorda che “Dio ci ha donato la terra per coltivarla e custodirla con rispetto ed equilibrio. Coltivarla “troppo” – cioè sfruttandola in maniera miope ed egoistica –, e  custodirla poco è peccato” e richiama tutti ad ascoltare il grido della Terra.

 

A cominciare dai poteri economici e politici: “L’economia e la politica, la società e la cultura non possono essere dominate da una mentalità del breve termine e dalla ricerca di un immediato ritorno finanziario o elettorale. Esse devono invece essere urgentemente riorientate verso il bene comune, che comprende la sostenibilità e la cura del creato”. Francesco riconosce come importanti gli incontri politici avvenuti del 2015, prima la revisione degli obiettivi di sviluppo del millennio e poi la conferenza sul clima di Parigi e  si augura che ora ognuno faccia la propria parte “Ora i Governi hanno il dovere di rispettare gli impegni che si sono assunti, mentre le imprese devono fare responsabilmente la loro parte, e tocca ai cittadini esigere che questo avvenga, anzi che si miri a obiettivi sempre più ambiziosi”
Anche i cittadini devono fare la loro parte, non solo vigilando sull’operato dei governi, ma impegnandosi in prima persona riconoscendo il loro ruolo all’interno dell’ecologia integrale quando parla di “atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via. Non dobbiamo credere che questi sforzi siano troppo piccoli per migliorare il mondo”.

 
Il messaggio non può che chiudersi con l’appello ad usare misericordia nei confronti del Pianeta, il titolo stesso del messaggio è “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”: “Mi permetto – scrive il Papa – di proporre un complemento ai due tradizionali elenchi di sette opere di misericordia, aggiungendo a ciascuno la cura della casa comune. Come opera di misericordia spirituale, la cura della casa comune richiede «la contemplazione riconoscente del mondo […]. Come opera di misericordia corporale, la cura della casa comune richiede i «semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo  e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore.”

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