Nel nostro Paese si registrano eventi solo pochi anni fa impensabili e far finta che non ci riguardi è accettarne passivamente le conseguenze
L’8 Novembre parteciperò Marcia per la Terra perché me lo chiede tutto quello che mi circonda. Sono originario di Benevento e dopo tanti anni ho deciso di tornarci per aprire una piccola azienda agricola. Il contatto con la natura mi ha fatto comprendere quanto l’uomo con le sue scelte sia fondamentale per il mantenimento di un pianeta realmente vivibile per le generazioni future, al di là delle frasi di circostanza. In questi ultimi giorni è stata proprio la mia terra a rinsaldare ancora più nel profondo questa convinzione.
A causa di fortissime piogge cadute nella notte del 15 ottobre, i fiumi che attraversano la mia città sono esondati di distruggendo case e industrie, devastando le campagne e causando 3 morti. Centinaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. A giorni dalla devastazione quello che si può vedere e che ci si può domandare sono i perché di questa catastrofe. Ovviamente le piogge hanno fatto la loro, ma è questo? In realtà rispondere a questa domanda è molto più complicato di quanto possa sembrare. In diversi casi, specialmente in città, il costruire vicino ai letti dei fiumi ha sicuramente ampliato i danni, ma per quanto riguarda le campagne, lo scenario è molto diverso.
La maggior parte della provincia di Benevento è composta da campagne rigogliose, ricche di vigneti e uliveti. La vocazione agricola del territorio ha mantenuto un rapporto uomo natura molto saldo e rispettoso, eppure anche in questi luoghi si contano danni ingenti e molte aziende agricole si trovano con un pugno di mosche in mano dopo decenni di lavoro. E’ in questa situazione di completa devastazione che si rafforza la scelta di dover fare qualcosa di più.
Se nel beneventano non si registravano da decenni eventi del genere è vero che quotidianamente la cronaca ci racconta di uragani e tifoni che spazzano via intere città procurando morti e distruzione rendendo inabitabili dei luoghi che, se va bene, per anni resteranno territori fantasma. Chi può scappa, sono quei rifugiati ambientali che costituiscono uno dei fenomeni più in crescita a livello mondiale.
L’aumento di casi di alluvioni e catastrofi che si registrano anche da noi, devono farci abbandonare subito il concetto che “tanto da noi non succede” perché non solo non è così, ma il pensare che quello che succeda all’altro non sia affar mio è umanamente inaccettabile.
Per poter cambiare rotta abbiamo poco tempo, poi sarà tutto perduto. La COP21 di Parigi sarà fondamentale per poter riaffermare che il cambiamento di rotta è possibile, ma dobbiamo far sentire la presenza dei semplici cittadini su questo tema che coinvolge tutti, indistintamente.
È partendo da queste premesse che ho deciso di partecipare alla Marcia per la Terra dell’8 novembre a Roma, perché ancora non è troppo tardi, ma manca poco e occorre agire in fretta, partendo dal far sentire la nostra voce.
Io ci sarò perché contrastare i cambiamenti climatici è anche compito mio.