CUSTODIRE IL CREATO
14 Aprile 2018

La favola è finita: ucciso il lupo disabile di Roma

Trovato morto il lupetto paralizzato nato la scorsa primavera nella campagna Romana. Probabilmente investito intenzionalmente da un’auto, all’interno di in un’area protetta.

Finisce purtroppo in tragedia la storia esemplare del lupetto disabile nato nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. L’animale è stato ritrovato a Castel di Guido, al limite di un campo, con evidenti segni di impatto sul corpo. Ne ha dato notizia con un post su Facebook l’Oasi LIPU Castel di Guido che, con un team di ricercatori dedicato, monitora la famiglia di lupi che si è formata in questa parte di campagna romana, a Nord della capitale. Il corpo del lupo, che era nato nel maggio scorso nella Riserva insieme ad altri quatttro cuccioli, è stato segnalato alcuni giorni fa da una persona che percorreva uno sterrato carrabile ai confini dell’Oasi, non lontano dalla via Aurelia. La segnalazione è arrivata via facebook direttamente ai ricercatori dell’Oasi. Il successivo sopralluogo ha confermato non solo che si trattava di uno dei sette lupi monitorati (i cuccioli più i due genitori) ma che, purtroppo, era proprio il più debole del branco ad aver incontrato questo triste destino.

Lo scenario della morte del piccolo lupo fa nascere un’iporesi terribile: “Al grande dispiacere per la morte dell’animale si è subito aggiunta la rabbia per le evidenti cause NON NATURALI del decesso - si legge nel post - Infatti è stato subito evidente come la morte dell’animale fosse stata causata da un trauma da impatto, probabilmente con un automobile sulla sterrata adiacente al luogo del ritrovamento.”

Sul posto sono stati chiamati i Carabinieri Forestali e la ASL Roma 1 per i rilievi e la rimozione del cavadere, che è stato poi trasferito all’Istituto Zooprofilattico del Lazio per ulteriori indagini: “I primi risultati degli esami autoptici - si legge nel post - hanno confermato il decesso per un forte trauma contusivo per probabile investimento.”
Essendo la sterrata un lungo e stretto rettilineo dal fondo irregolare, affiancato da siepi su un lato e da un campo dall’altro, e considerando la posizione delle tracce di sangue trovate, appare impossibile che chi era alla guida non abbia visto il lupo arrancare (come nei filmati che lo ritraggono in altre circostanze) di fronte all’auto: “Difficile credere che sia stato un incidente privo di intenzionalità - riporta il testo diffuso dall’Oasi - Appare infatti poco credibile che [...] non sia stato possibile evitare un animale che, per le sue condizioni fisiche di disabilità, si muoveva molto lentamente. A rafforzare questa ipotesi l'assenza di segni di frenata sul terreno fangoso, dove invece erano ben leggibili le impronte degli pneumatici.”

Finiisce così la storia di questo animale che, ripreso più volte dalle fototrappole, aveva emozionato centinaia di migliaia di persone prima sui social, poi sui siti delle maggiori testate giornalistiche, con un interesse mediatico che aveva travalicato i confini italiani. Una storia di coraggio e di solidarietà familiare: è raro che gli animali sociali si predano a lungo cura dei familiari nati con disabilità o malattie. In questo caso il lupetto aveva superato il primo inverno, una prova difficile anche per un esemplare sano, sicuramente aiutato da genitori e fratelli. A porre fine a questo miracolo della natura ancora una volta, molto probabilmente, la mano dell’uomo, in circostanze e con motivi che possiamo solo ipotizzare, per il momento.

Non manca però una responsabilità della pubblica amministrazione, che non riesce a difendere e tutelare il patrimonio naturale di cui è responsabile. Ancora il post di facebook che ha dato l’annuncio  suffraga questa triste riflessione: “L’investimento, avvenuto probabilmente nelle ore notturne o all’alba, solleva ancora una volta il grave problema di gestione della fruibilità nell’Azienda Agricola Castel di Guido (azienda gestita da Roma Capitale, ndr.). I vari accessi carrozzabili nella proprietà dell'Azienda infatti sono formalmente inibiti al transito di mezzi non autorizzati anche attraverso l'esistenza di cancelli e sbarre. Sistematicamente in questi anni e ultimamente in modo continuativo da oltre 6 mesi però, i vari accessi restono completamente aperti, favorendo l'intrusione senza controllo di chiunque. Come abbiamo innumerevoli volte documentato, informandone anche le forze dell'ordine, i transiti soprattutto notturni molto spesso coincidono con scorribande di bracconieri e non si può certo escludere che questa volta qualcuno di questi criminali abbia utilizzato la sua macchina come mezzo di caccia piuttosto che il fucile, accanendosi tra le altre cose  sull elemento più fragile del branco che non ha avuto nemmeno la possibilità di usare la fuga come difesa.”
Un’ipotesi tremenda e avvilente al tempo stesso, che sicuramente desterà sdegno e polemiche nella vasta comunità di persone (naturalisti, politici, associazioni, ambientalisti, residenti, agricoltori, amministratori, cacciatori) che si interessano alla difficile convivenza tra l’uomo e la Natura.

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