Focsiv e CIDSE: è ora di un Regolamento che tuteli i diritti umani dei lavoratori, delle popolazioni e dei Paesi coinvolti
Iniziano oggi a Bruxelles i negoziati tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione Europea e la Commissione europea sul regolamento che dovrebbe imporre un commercio trasparente dei minerali, in modo da perseguire i trafficanti illegali, il finanziamento di bande armate e lo sfruttamento delle popolazioni dove vengono estratti.
Un regolamento atteso da tempo, dal momento che in diversi paesi, dall’Africa centrale (in particolare Congo e Zimbabwe), all’ Asia (Birmania) all’America Latina (Colombia, Venezuela, Perù) il business del traffico di minerali fa gola a eserciti, bande armate, organizzazioni criminali che di fatto schiavizzano intere popolazioni nel lavoro delle miniere, per vendere il risultato del loro lavoro alle imprese produttrici di tecnologia (smartphone, computer, elettrodomestici). Scarica qui il dossier Focsiv sui minerali dei conflitti
Alla vigilia dei negoziati CIDSE (Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo e la Solidarietà) e Focsiv (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) tornano a chiedere un impegno serio sul tema.
La prima proposta di regolamento da parte della commissione europea risale a Marzo 2014, ma si è rivelata deludente dal momento che si basa su un sistema di autocertificazione cui le aziende possono aderire volontariamente e che si applicherebbe a 19 fonderie e raffinerie con sede nell'UE, non coprendo tutti i prodotti che entrano nel mercato comunitario che contengono i minerali considerati nel regolamento.
A Maggio 2015 il Parlamento Europeo ha rafforzato la proposta ed ha chiesto a tutte le aziende europee, che producono o importano componenti e prodotti finiti contenenti i minerali contemplati nel regolamento, di controllare il proprio sistema di approvvigionamento assicurandosi che non si stia alimentando i conflitti o non si sia complici di violazioni dei diritti umani.
Tuttavia, il compromesso adottato dal Consiglio europeo a dicembre 2015 mantiene l’approccio volontaristico, indebolendo quanto stabilito dal Parlamento europeo.
Da qui la necessità di un ulteriore negoziato.
“È l'occasione per ricordare le parole del discorso, del novembre del 2014, di Papa Francesco al Parlamento Europeo nel quale il Pontefice chiedeva che i diritti umani avessero il primato sugli interessi economici privati. È fondamentale che i Governi europei prestino finalmente la dovuta attenzione a questo messaggio e mostrino che è possibile rendere il settore minerario più trasparente." ha dichiarato Bernd Nilles, segretario generale di CIDSE
Gli fa eco Stefan Reinhold, coordinatore della campagna di CIDSE sui minerali dei conflitti “Il regolamento, così come proposto dal Consiglio dell'Unione europea, di fatto non cambierebbe la situazione sul campo in quanto si applicherebbe solo a 19 fonderie e raffinerie europee, mentre la grande maggioranza dei minerali in questione vengono fusi e trasformati nel Sud Est asiatico, prima di essere importati in Europa. I cittadini europei per avere la garanzia che i propri telefoni cellulari e computer non contengano minerali dei conflitti dovrebbero obbligare l'Unione Europea a richiedere che tutti i minerali importati nel proprio mercato siano estratti in maniera responsabile."
Per Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV “Le imprese devono essere responsabili sostenendo un mercato dove la concorrenza, molte volte illegale, non sia a danno dei diritti umani delle popolazioni e, in particolare dei più poveri. Il mercato deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. Il Governo e il Parlamento Italiano devono agire, a tal fine, presso i rispettivi organismi a livello europeo”.