Al primo posto per il numero di vittime, Campania ed Emilia Romagna
Come ogni anno, anche la stagione venatoria 2018-2019 si è conclusa con un bollettino di vittime sempre troppo alto. Secondo il dossier dell’Associazione Vittime della Caccia, dall’1 settembre 2018 al 31 gennaio 2019, le vittime in totale sono state 80, e tra queste si contano:
- 21 morti
- 59 feriti
Tra le vittime, vi sono anche 2 minori.
Se si fa una differenza regionale, i massimi numeri di vittime della caccia sono stati raggiunti da Campania ed Emilia Romagna, rispettivamente a 10 tra morti e feriti. Seguono Lazio e Lombardia con 9, Sardegna e Veneto con 7, Toscana con 6, Marche e Puglia con 4, Liguria, Piemonte e Sicilia con 3, Umbria con 2, Abruzzo, Calabria e Friuli Venezia Giulia con 1. Sono invece stati a quota 0 Basilicata, Molise, Trentino e Val d’Aosta.
In Italia i cacciatori sono sempre di meno. Lo dimostrano i dati Istat, che paragonano le licenze di caccia rilasciate nel 1980, pari a 1,7 milioni, a meno di 775 mila del 2015. Oltre ai cacciatori forniti di licenza, vi sono anche licenze di porto d’armi ad uso civile: si parla di 8,6 milioni di armi sparse per il territorio nazionale, secondo le stime non ufficiali dello Small Arms Survey sul 2017. Ovviamente, tra queste armi ad uso civile, vi sono di sicuro moltissimi fucili da caccia.
I cacciatori, inoltre, possono possedere un numero illimitato di fucili, mentre i privati hanno il tetto massimo di tre armi comuni da sparo e 12 per uso sportivo. Ancora, un cacciatore può possedere fino a 1000 cartucce a pallini senza obbligo di denuncia.
Proprio ultimamente varie associazioni ambientaliste e animaliste si sono fatte portavoce di una richiesta a Governo e Parlamento per evitare che il controllo dell’attività venatoria passasse nelle mani delle Regioni, così come è in corso la petizione della LAV (Lega Anti Vivisezione) #BASTASPARARE che chiede una Legge che vieti la caccia su tutto il territorio nazionale e che protegga la fauna selvatica.