Quarantaquattro anni fa l'ONU proclamò la Dichiarazione di Stoccolma sui doveri dell'umanità per la salvaguardia dell'ambiente. Nella ricorrenza di quella data, si festeggia il World Environment Day; l'edizione 2016 è dedicata alla lotta al bracconaggio e al commercio illegale di animali.
"L'Uomo ha il diritto fondamentale alla libertà, all'uguaglianza e ad adeguate condizioni di vita, in un ambiente di qualità che permetta una vita di dignità e benessere, ed ha la solenne responsabilità di proteggere e migliorare l'ambiente per le presenti e future generazioni."
Queste frasi fanno parte dell'incipit del primo "principio" della "Dichiarazione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano", proclamata il 16 giugno del 1972 dalle Nazioni Unite. Altri concetti ormai comuni, ma all'epoca non così scontati, si leggono nei 26 "principi" che seguono: "Le risorse naturali della Terra [...] devono essere salvaguardate" (principio 2); "L'Uomo ha una speciale responsabilità per la salvaguardia e la gestione oculata del patrimonio selvatico e del suo habitat che ora sono gravemente in pericolo" (principio 4); "I rilasci di sostanze tossiche e di calore, che superino le capacità di recupero dell'ambiente devono essere fermati" (principio 6); "Una pianificazione razionale (delle risorse per il miglioramento dell'ambiente, ndr.) costituisce uno strumento essenziale per ricomporre qualunque conflitto tra le necessità dello sviluppo (delle nazioni, ndr.) e quelle della protezione dell'ambiente" (principio 14); "Insediamenti umani e urbanizzazione devono essere pianificati in modo da evitare effetti avversi all'ambiente" (principio 15); "Gli stati cooperano per sviluppare ulteriormente il diritto internazionale in materia di responsabilità e risarcimento per le vittime di inquinamento e di altri danni ambientali, causati dalle attività di loro competenza o sotto loro il controllo, in aree al di fuori della loro giurisdizione" (principio 22).
Il testo integrale della dichiarazione risente chiaramente di un mondo lacerato da conflitti post coloniali e spaventato dalla minaccia nucleare, e fa frequenti riferimenti ai problemi dei paesi in via di sviluppo che, all'epoca, venivano definiti "terzo mondo". Oggi abbiamo una visione più globalizzata della società umana, e l'interdipendenza tra i problemi climatici ed economici dei diversi continenti ci è ben chiara. Il merito di questo pronunciamento delle Nazioni Unite è stato di anticipare i fattori di crisi ambientale che oggi nessuno mette in discussione: economia, clima, inquinamento, sviluppo incontrollato, eccessiva crescita della popolazione, sfruttamento indiscriminato delle risorse.
Le consultazioni precedenti a questo documento erano iniziate il 5 giugno del 1972; da quell'anno, perciò, ogni 5 giugno si celebra il World Environment Day, Giornata Mondiale dell'Ambiente. Quest'anno la giornata è dedicata alla lotta contro il bracconaggio la pratica della caccia indiscriminata alle specie protette, e al relativo commercio illegale di animali che ne è lo scopo e la logica conseguenza. Lo slogan del 2016 è "Go Wild for Life", e gioca con la parola wildlife (natura) che si divide in wild (selvaggio) e life (vita).
L'UNEP (United Nations Environment Programme) la divisione dell'ONU che si occupa di ambiente ha profuso dati e appelli per rendere nota la situazione e chiamare tutti all'impegno contro il fenomeno. Ad esempio: si stima che nel quinquennio 2009-2014, 1700 tonnellate di avorio di elefante siano stati trafugati dall'Africa; in soli tre tre anni (2010-2012) questo deleterio commercio è costato la vita a 100 mila elefanti sui 500 mila che vivono nel continente. Ancora: in paesi come Gambia, Burkina Faso, Benin e Togo, gli scimpanzé sono ormai estinti; ogni anno vengono uccise o catturate in natura 3000 grandi scimmie, in prevalenza orangutan, che rappresentano il 70% dei sequestri. Sorprenderà forse apprendere che il maggior traffico illegale al mondo che riguardi un mammifero è quello del pangolino: ne vengono catturati in natura oltre un milione di esemplari all'anno. Il motivo è tra i più odiosi: in certi paesi asiatici la sua carne è una prelibatezza culinaria.
Queste pratiche non hanno solo insopportabili costi ambientali ma anche economici e umani. Con un giro d'affari annuo stimato tra i 15 e i 20 miliardi di dollari il commercio di specie protette è una delle maggiori economie criminali, al pari di quelle di droghe, armi e della tratta di uomini e donne. E' stato inoltre calcolato che le nazioni sub sahariane che hanno avviato programmi di protezione dell'ambiente hanno guadagnato 36 miliardi di dollari dal turismo nel solo 2012. Purtroppo il contrasto a questa piaga costa anche vite umane: negli ultimi 10 anni 1000 guardiaparco in diverse nazioni sono stati uccisi da bracconieri o da criminali legati a tali traffici. Non ci sono comunque solo cattive notizie: pochi mesi fa Stati Uniti e Cina hanno annunciato che interromperanno il loro commercio interno ed estero di avorio di elefante. Meglio tardi che mai.
(Fonte dati e immagine: UNEP United Nations Environment Programme)