29 Settembre 2015
Diego De Cicco
ECOSISTEMI E BIODIVERSITÀ
29 Settembre 2015
Diego De Cicco

La Shell lascia l'Artico, esulta Greenpeace

La compagnia petrolifera abbandona il "polo nord" dopo che dei test non hanno portato alla scoperta di grossi giacimenti. Greenpeace rilancia chiedendo l'istituzione di una zona offlimits.

Suona un po’ strana la scelta della Shell di abbandonare le trivellazioni nell’ Artico. Il colosso degli idrocarburi ha annunciato il suo addio alla ricerca di fonti fossili dopo avere trovato petrolio e gas, ma in quantità non sufficienti o soddisfacenti. Le reazioni da parte ambientalista sono state ovviamente di giubilo dopo mesi di battaglie mediatiche e non solo.

A esprimere la propria gioia è stato in primis il direttore esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo,che come riportato da Ansa.it ha dichiarato: "oggi è un gran giorno per l'Artico. Questa è un'enorme vittoria per milioni di persone che si sono opposte ai piani di Shell, e nello stesso momento è un disastro per le altre compagnie petrolifere che hanno interessi in quella regione. Shell ha scommesso pesantemente sulle trivellazioni nell'Artico e oggi ha rimediato una sonora sconfitta, sia in termini di costi che di reputazione pubblica"

L’organizzazione ambientalista con sede ad Amsterdam rilancia le sue richieste rivolgendosi direttamente al presidente USA Barack Obama auspicando che è giunto il momento per lui “di cogliere la palla al balzo e cancellare ogni altro futuro progetto di trivellazione nell'area. Rendere l'Artico un'area off-limits per le compagnie petrolifere potrebbe essere un'opportunità unica per proteggere in modo permanente la regione.- Sempre i direttore Naidoo ha continuato -Se vogliamo contrastare con serietà i cambiamenti climatici, dobbiamo rivoluzionare totalmente il nostro modo di pensare. E trivellare nell'Artico non è compatibile con questo cambio di visione".

Greenpeace è da tempo che si occupa della tutela dalle trivelle dell’Artico, con l’obiettivo di creare un vero “Santuario Artico” , un’area protetta delle acque internazionali che circondano il Polo Nord. Lo scorso mese un sondaggio condotto in 30 Paesi ha mostrato come la popolazione mondiale sia d’accordo alla creazione di questa zona off-limits. Nei giorni precedenti l’annuncio della Shell decine di attivisti di GP hanno messo in campo le loro azioni dimostrative praticamente in tutto il mondo per focalizzare l’attenzione dei mass media sulla situazione dell’Artico. Dalla muraglia cinese all’Everest, da Bangkok alla Nuova Zelanda le incursioni dei militanti sembrano aver ottenuto quanto chiedevano, ma basterà? Vedremo.

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