10 Dicembre 2017
Giuliano Giulianini
ECOSISTEMI E BIODIVERSITÀ
10 Dicembre 2017
Giuliano Giulianini

Lupi di Roma: i cuccioli sono 5! Uno è "disabile" ma gli altri non lo abbandonano.

La LIPU ha presentato video, foto e gli ultimi dati sul branco del litorale romano: nella cucciolata nata a primavera quattro sono sani e uno ha le zampe posteriori paralizzate; ma i genitori lo nutrono e i fratelli lo accudiscono.

Ogni nuovo capitolo della favola del lupo che torna nel territorio di Roma rappresenta una sorpresa! In un articolo di settembre avevamo riportato la notizia della nascita di almeno due cuccioli di lupo nella campagna romana, da una coppia che si era stabilita da un paio d'anni in territorio comunale: un evento che non aveva precedenti da almeno un secolo. Pochi giorni fa la LIPU aveva annunciato sorprendenti novità che sarebbero state rivelate in un evento pubblico ad hoc, organizzato per aggiornare la cittadinanza, le associazioni, le istituzioni e gli addetti ai lavori, sulle ultime risultanze del monitoraggio del branco, seguito dai ricercatori dell'Oasi LIPU Castel di Guido.
Le attese non sono state tradite: Alessia De Lorenzis, responsabile dell'Oasi, Marco Antonelli e Andrea Benvenuti, ricercatori LIPU, hanno mostrato una selezione del centinaio di foto e video realizzati in questi ultimi mesi, in cui appare evidente che i lupetti nati da Numa e Aurelia (questi i nomi dati alla coppia adulta) sono cinque e non due come ipotizzato dalle prime foto diffuse a settembre. 

La storia è diventata favola quando sullo schermo della sala conferenze del borgo di Castel di Guido, i circa cento presenti, tra cui molte famiglie con bambini, hanno assistito al passaggio davanti alla fototrappola di un cucciolo di lupo che trascina le gambe posteriori, evidentemente paralizzate. Si tratta di uno dei quattro video in cui è stato ripreso il lupetto "disabile", preceduto da uno dei fratelli sani. Come è stato chiarito all'uditorio, questo passaggio contemporaneo dei due fratelli a breve distanza l'uno dall'altro, e l'evidenza che il lupetto, paralisi a parte, appare ben nutrito e in salute a così tanti mesi dalla nascita, dimostra che la famiglia si è presa cura del cucciolo: nutrendolo, nascondendolo, portandoselo al seguito durante i frequenti spostamenti. Il lupetto infatti è del tutto impossibilitato a cacciare e procurarsi il cibo da solo, per cui l'unica speranza di salvezza per lui sono le attenzioni del branco. E così è stato. Sulla causa della paralisi i naturalisti non si sbilanciano senza aver potuto esaminare l'animale: potrebbe aver subito un trauma o essere nato con una malattia degenerativa del sistema nervoso.

Questo primo inverno sarà cruciale per la sua sopravvivenza, come di quella dei fratelli. Di solito i lupi, che nascono sempre a primavera, passano il primo inverno con i genitori, per poi "disperdersi" dal secondo autunno in poi, in cerca di territori di caccia propri e di possibili compagni o compagne. E' quello che hanno fatto anche Numa, un maschio di Canis lupus italicus di almeno quattro anni, e Aurelia, una femmina di almeno tre anni (nella foto), che si sono incontrati in questi luoghi un paio di anni fa. Dopo aver passato un paio di inverni insieme sono riusciti, la scorsa primavera, a fare quello di cui, a Roma, non si aveva più notizia da tempo: dar vita a una cucciolata. Ora hanno eletto a proprio territorio una parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, tra Palidoro e Fiumicino e tra l'Aurelia e il mare. Gli esperti quantificano l'areale del branco in almeno 20 chilometri quadrati, quelli monitorati, ma probabilmente è più ampio. Maschio e femmina adulti cacciano e si spostano sempre insieme; a volte i cuccioli li seguono, soprattutto da questo autunno, quando sono cresciuti abbastanza da assistere alla caccia; altre volte vengono lasciati in rifugi sicuri dove attendono il ritorno dei genitori.

Tutta questa storia, o favola, non è frutto della fantasia di qualcuno ma emerge dalle prove scientifiche raccolte negli ultimi quattro anni e presentate, in sintesi, oggi e domani a Castel di Guido: un centinaio di foto, decine di video, e ben 232 escrementi, raccolti da quando una delle fototrappole immortalò Romolo, il primo lupo tornato entro i confini dell'Urbe. A quel primo esemplare, poi "sparito" dalla zona, è subentrato Numa, poi raggiunto da Aurelia.
Non avendo ancora a disposizione strumenti come i radiocollari, il monitoraggio di questo branco, sovvenzionato fin qui dalla LIPU, e con l'auto finanziamento dell'Oasi di Castel di Guido e degli stessi ricercatori, ha permesso di stabilire alcune certezze: in primis il numero dei cuccioli, cinque, ma non ancora il loro sesso; i percorsi di caccia e controllo del territorio, stabiliti dalle tracce sul terreno e dagli escrementi che segnano confini e crocevia; le abitudini del branco che, ad esempio, varia percorsi e zone di rifugio a seconda delle stagioni, sempre però preferendo restare lontani dai luoghi dove maggiore è la presenza umana. Alle analisi genetiche su resti di predazioni ed escrementi, condotte fin dall'inizio all'Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana nella sede di Rieti, spetta il compito di sciogliere altri dubbi, come appunto il sesso dei piccoli. 

Una delle certezze emerse dalle analisi è invece la dieta dei lupi: 95% cinghiale, 5% bestiame domestico. Da una parte questo dato stabilisce il ruolo essenziale del lupo appenninico nel contenimento della proliferazione dei cinghiali selvatici; dall'altro sembra confermare le preoccupazioni degli allevatori, chiamati a convegno domani nella seconda giornata di incontri organizzati dalla LIPU a Castel di Guido. I responsabili dello studio hanno comunque specificato che le analisi non hanno confermato nessuna predazione di lupo nella zona del monitoraggio degli ultimi quattro anni: in un caso particolare è anzi stato provato che l'uccisione di nove vitelli di un allevamento nei confini della riserva era da attribuire a un branco di cani vaganti che frequentano la zona. Randagismo e ibridismo, ovvero incroci tra cani e lupi, sono tra i problemi maggiori legati al ritorno del lupo negli antichi territori: solo un'analisi approfondita dei resti delle prede può stabilire se una predazione è "colpa" di lupi, cani o ibridi che, va ricordato, sono tutti appartenenti alla stessa specie, il Canis lupus. La presenza di cani randagi è certa, e del resto il fenomeno è molto diffuso in Italia: le stime approssimative vanno da 650 mila al milione di vaganti nel Paese, tra randagi tout court e cani lasciati liberi di muoversi dai padroni nelle campagne. Per fare un confronto, le stime più ottimistiche parlano attualmente di appena 2000 lupi in tutto il territorio nazionale. Anche questo argomento, il randagismo, sarà affrontato nell'incontro di domani al borgo di Castel di Guido. Secondo i ricercatori, il 5% di carne di origine domestica rilevato dalle analisi negli escrementi dei lupi del litorale romano, è probabilmente frutto di consumo di carcasse di animali morti, abbandonati o perduti nei pascoli bradi; circostanza confermata da testimonianze di allevatori della zona.

Non serve sottolineare l'importanza scientifica e storica di quanto sta succedendo in questo contesto naturale, fatto di boschi, colline e aree rurali risparmiati dall'urbanizzazione, a pochissimi chilometri dal centro di Roma. Grazie a questo "regalo" della Natura, l'inaspettato ritorno di uno degli animali più iconici del nostro Paese, simbolo ancestrale della Capitale, il litorale romano è diventato un laboratorio ambientale e sociale che dovrà dimostrare, nei prossimi anni, se nel terzo millennio la nostra società ha raggiunto la maturità per consentire una coesistenza pacifica tra la vita selvatica e le attività umane. Secondo la scienza i mezzi per questa convivenza ci sono tutti: recinzioni intelligenti, mezzi di monitoraggio, cani pastore specializzati. Il lupo appenninico, specie unica al mondo che esiste soltanto in Italia e in misura minore nei paesi dell'arco alpino, si è salvato dallo sterminio che lo aveva portato vicino all'estinzione all'inizio degli anni '70, e questa famiglia, con il coraggio e la solidarietà che la unisce, ha dimostrato di meritare il posto che occupa; ma l'uomo è pronto a dimenticare superstizioni e antichi odi, e a non ripetere gli errori del passato?

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