ECOSISTEMI E BIODIVERSITÀ
17 Giugno 2014

Squali vacca a Manfredonia? Qualcosa non va

 di Giovanni Gorgoglione

Come riportato da FoggiaToday, è stato pescato al largo delle coste del Golfo di Manfredonia, dal comandante Palumbo e il suo peschereccio, uno squalo Capopiatto, comunemente conosciuto come squalo “vacca”.

La notizia sta nelle dimensioni di questo pesce, che era lungo ben 4 metri e pesava sui 350 kg.

Molto più frequentemente ormai tali squali finiscono nelle reti dei pescatori. Infatti pare stia crescendo il numero ritrovato nei nostri mari della suddetta specie. Lo squalo capopiatto predilige infatti acque calde e temperate. Originariamente viveva presso le coste del sud Pacifico e dell’ oceano Atlantico, in prossimità delle Florida  e del sud America, ma il costante surriscaldamento dei mari fa si che la mobilità di questo squalo sia cresciuta, riuscendo ormai ad adattarsi in maniera efficiente un po’ovunque, diversificando anche le abitudini alimentari. Infatti prima si nutriva principalmente di molluschi, crostacei, lamprede ed agnati, ma ora non disdegna acciughe, salmoni, merluzzi, razze, seppie, gamberi, granchi o addirittura altri squali o foche. Insomma ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di come il surriscaldamento terrestre possa mettere a  rischio le biodiversità dei nostri mari.

Altro rischio che si corre ora è l’accanimento selvaggio nella caccia a questo pesce. La sua carne commestibile (viene venduta sia fresca, sia salata che congelata) o da cui si ricava squalene, sommata al luogo comune sulla ferocia degli squali, può contribuire ad una sorta di “caccia alle streghe”, dimenticandosi che questa specie non attacca l’uomo (se non in casi limite) e che all’anno muoiono dalle cinque alle otto persone massimo, in tutto il mondo, per attacchi di squali. Centinaia in meno di quante non facciano una comune presa elettrica o il vostro mezzo di trasporto.

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