12 Gennaio 2018
Dario Caputo
ENERGIA
12 Gennaio 2018
Dario Caputo

La Gran Bretagna dice stop al carbone entro il 2025

Per rispondere alle sfide del cambiamento climatico il “Dipartimento per le imprese, la strategia energetica e industriale” ha varato una strategia che consentirà di passare da 6 a 1,5 GW di potenza installata a carbone. Si punta tutto sul nucleare

La decisione presa dalla Gran Bretagna in merito all’utilizzo del carbone è irremovibile: dal primo ottobre 2025 verrà fissato un limite di emissione per i generatori di energia a carbone che porterà alla chiusura di quelli che non saranno dotati di una avanzata tecnologia in grado di catturare l’anidride carbonica in eccesso. L’annuncio era stato fatto già nel 2015 come tentativo da attuare per raggiungere gli obiettivi climatici del paese. Ad oggi il Dipartimento per le imprese, la strategia energetica e industriale (BEIS) ha dichiarato che, allo scopo di garantire la chiusura degli impianti inquinanti,  le emissioni consentite saranno  fino a 450 grammi di CO2 per ogni chilowattora di elettricità prodotta. In realtà già dal 2013, grazie ad una tassa sulle emissioni di CO2 delle centrali elettriche, la generazione di energia del carbone era precipitata: ad aprile dello scorso anno infatti, per la prima volta da 135 anni, la Gran Bretagna è rimasta un intero giorno senza consumare un solo kWh da carbone e a giugno le energie rinnovabili hanno oltrepassato il 50% della domanda.

 

Secondo il piano varato dal Governo, dagli attuali 6 gigawatt di alimentazione a carbone si passerà, entro il 2025, a 1,5 grazie alla chiusura di tutte le centrali a carbone presenti sul territorio britannico, riportando in auge l’energia nucleare. Nel solo anno 2016 tre centrali hanno smesso di fumare, nel 2017 non ne è stata chiusa nessuna, ma il prezzo della CO2 e i prezzi relativamente bassi del gas stanno rendendo la vita difficile a questi impianti. Il BEIS ha però annunciato che ci saranno altre fonti di energia che faranno fronte a questo deficit ma ci si chiede quali saranno dal momento che in Gran Bretagna  molte centrali nucleari sono in fase di chiusura, processo che dovrebbe arrivare a compimento entro la fine del 2020, e pochi nuovi sono stati costruiti. Nel 2017 il governo ha avviato anche un capacity market, cioè un sistema di sussidi volti a tenere aperti impianti poco competitivi con la promessa di mettere a disposizione la loro energia in caso di necessità. Facendo leva su questa riserva strategica garantita dagli impianti atomici, il Dipartimento crede che sarà possibile compensare l’addio al carbone, rispettando l’obiettivo a lungo termine che impone una riduzione delle emissioni dell’80% nel 2050 rispetto ai livelli del 1990.

Il governo britannico si sta impegnando molto nei confronti delle innovazioni nucleari; il segretario aziendale Greg Clark ha infatti dichiarato che: “Le nuove cifre mostrano che il settore nucleare civile del Regno Unito ha contribuito allo scorso anno con £ 6,4 miliardi per l'economia del Regno Unito. Gli annunci di oggi riconoscono l'importanza dell'innovazione trainante del settore nucleare,  sostenuta dal governo e che quindi il settore continua a competere ai massimi livelli, non solo nel Regno Unito ma a livello globale. Contribuire a mettere il Regno Unito in prima linea nelle tecnologie future, che hanno il potenziale per creare valore e occupazione in tutto il Regno Unito, sono obiettivi centrali della nostra strategia industriale”. Per la creazione di una piattaforma tecnologica di fusione nazionale, da costruire presso il Culham Science Center della British Atomic Energy Authority nell'Oxfordshire, sono stati anche erogati 86 milioni di sterline; l’obiettivo è di rafforzare la capacità di ricerca e lo sviluppo della fusione a livello mondiale del Regno Unito e consentire alle imprese del Regno Unito di competere con un  1 miliardo di contratti internazionali per le tecnologie di fusione, tra cui il reattore sperimentale termonucleare internazionale (ITER). A tal proposito il ministro della scienza Jo Johnson ha dichiarato che: “La nostra nuova strategia industriale ha chiaramente illustrato la nostra ambizione di sfruttare i punti di forza scientifici del Regno Unito e garantire che l'esperienza del Regno Unito rimanga all'avanguardia nella ricerca pioneristica che ha un impatto globale. Questo nuovo finanziamento per la ricerca sulla fusione nucleare stabilirà una serie unica di capacità di ricerca e innovazione che salvaguarderà l'eccezionale lavoro già svolto a Culham da scienziati e ingegneri di tutto il mondo e sottolinea l'impegno del Regno Unito nei confronti della collaborazione internazionale”.

A dire la sua anche il Ministro dell’Energia Richard Harrington che ha sottolineato come il settore nucleare ha un ruolo chiave per aumentare la produttività e promuovere una crescita pulita in tutto il paese. Il nucleare è una parte vitale del nostro mix energetico, fornisce energia a basse emissioni di carbonio e contribuirà a stimolare l'innovazione e a fornire maggiore chiarezza sui nostri piani futuri”. Parlando alla conferenza annuale odierna della Nuclear Industry Association, Harrington ha anche illustrato i prossimi passi per consentire ai grandi nuovi progetti nucleari di richiedere il consenso alla pianificazione dopo il 2025.

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