16 Gennaio 2014
Samanta La Manna
ENERGIA
16 Gennaio 2014
Samanta La Manna

Per gli ambientalisti a rischio l’economia del futuro, in Italia e in Europa

Su pacchetto Clima ed Energia UE le associazioni green esprimono il loro parere negativo, convinte che la miopia rischi di essere un blocco e che il presidente Confindustria rappresenti veti incrociati delle lobby della economia del passato

Alla vigilia della presentazione del Libro Bianco della Commissione Europea su Clima ed Energia, in programma il 22 gennaio, delude gli ambientalisti la lettera inviata oggi dal Presidente di Confindustria al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, contro un target UE di riduzione del 40% delle emissioni di gas serra al 2030, target già troppo basso per consentire all’Unione di raggiungere la piena de carbonizzazione entro il 2050 e di ottenere enormi benefici in termini di riduzione delle spese per le importazioni di fossili, in termini di posti di lavoro e di riduzione delle spese per i danni alla salute.

WWF, Greenpeace, Legambiente e il Comitato Si alle energie rinnovabili No al nucleare denunciano il tiro incrociato delle lobby della “Old Economy” contro nuovi e ambiziosi target per il 2030, in grado di costituire una sfida ambiziosa di rilancio del modello europeo verso un’economia efficiente, rinnovabile e rigenerativa.

“Non abbiamo sentito urla da parte del Presidente di Confindustria nei confronti del meccanismo di remunerazione di capacità per le centrali a olio combustibile prima e per quelle a gas poi. Né Confindustria ha aiutato a far chiarezza sulle tante voci che pesano sulla bolletta a favore di questo o quell’altro settore fossile o energivoro. Quello che interessa è sempre e comunque che vengano assicurati fondi per i settori tradizionali, in una visione dell’economia di mercato in cui lo Stato e i consumatori sono il bancomat per scelte che vanno comunque garantite, anche se sbagliate. È una posizione miope. Al Governo chiediamo invece di avere una visione, cui ovviamente segua l’azione. E se tutti parlano di Green Economy, che ovviamente si deve basare sulla de carbonizzazione, sono questi gli investimenti che vanno garantiti, mentre i settori fossili vanno disincentivati e aiutati a riconvertirsi in senso sostenibile. La Transizione va delineata e  praticata, non usata retoricamente come una scusa per dare aiuti a pioggia, come per il capacity payment o l’interrompibilità”.

La posizione del Presidente di Confindustria, secondo le associazioni ambientaliste fa filotto con l’azione di Assoelettrica contro target su rinnovabili ed efficienza energetica. Si punta il dito contro il Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, accusato di dialogare solo con le lobby e di dire sempre sì ai potenti. Nemmeno sull’efficienza energetica, della quale tutti si dicono paladini, l’Italia sta conducendo una seria battaglia perché ci sia un target obbligatorio, che potrebbe favorire gli investimenti comunque in programma. E si insiste sul fatto che la classe dirigente che si occupa dello sviluppo italiano, a livello politico e industriale, sia legata a un modello parassitario e vecchio, e non sia in grado di rilanciare il Paese. Una posizione resa ancor più miope dall’assenza di una valutazione per i rischi che il cambiamento climatico rappresenta anche per le attività industriali (in primis la produzione elettrica) che dovrebbe spingere le aziende a essere parte dirigente, e non zavorra, del tentativo di stare ben al di sotto dell’aumento di 2°C del riscaldamento globale. È ovvio che oltre tale soglia sarebbe a rischio la vita sul Pianeta, e la civilizzazione umana, come le conosciamo.

Le associazioni green si augurano che il pacchetto UE comprenda target davvero ambiziosi di taglio delle emissioni, di sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, battendo le formidabili pressioni delle lobby del passato. 

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