Sono 328mila le imprese che hanno investito in tecnologie ecosostenibili per un valore aggiunto in termini nominali prodotto da queste aziende che è di 100.763,3 milioni di euro, pari al 10,6% del totale della ricchezza generata dal Paese. A confermarlo il rapporto Greenitaly 2013
La green economy ha tutti i numeri per essere parte propulsiva dell’economia italiana. A dimostrazione di ciò “dall’inizio della crisi, nonostante la necessità di stringere i cordoni della borsa, più di un’impresa su cinque ha scommesso sulla green economy”. Ad affermarlo il Rapporto Greenitaly 2013, nutrire il futuro, il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola presentato questa mattina a Milano presso la sede di Expo 2015.
L’istantanea che ne esce fuori evidenzia prima di tutto un dato di fatto: il difficile periodo di crisi che sta attraversando l’economia italiana accende i riflettori su una questione fondamentale: è giunto il tempo di puntare su direttrici capaci di segnare una svolta all’interno del modello di sviluppo che ha finora caratterizzato gran parte del Paese. E queste direttrici secondo, Symbola e Unioncamere, dovrebbero seguire tutte un tracciante “verde”, verso aspetti più green e sostenibili. L’Italia, afferma il rapporto Greenitaly, ha già iniziato da qualche anno il suo percorso verso la green economy.
Ecco i risultati fino ad ora riscontrati: primo dato da evidenziare è che il valore aggiunto, in termini nominali, prodotto dalla green economy è 100.763,3 milioni di euro, pari al 10,6% del totale della ricchezza prodotta dal Paese. Sono più di tre milioni, inoltre, i green jobs, coloro cioè, che vengono definiti come gli occupati “verdi”. Inoltre, come evidenzia il rapporto, sono quasi 328mila le imprese dell’industria e dei servizi, ben il 22% dell’intera imprenditoria nazionale, che hanno investito in tecnologie ecosostenibili.
Dati interessanti anche per quanto riguarda l’occupazione e le assunzioni: più del 38% delle assunzioni programmate da tutte le imprese dell’industria e servizi per il 2013 proviene proprio dalle aziende che investono nella sostenibilità. 216.500 su un totale di 563.400. Un valore che è più del doppio delle imprese non investitrici (10,9%). Per quanto riguarda l’occupazione giovanile, tasto dolente per il nostro Paese, segnali molto più che positivi arrivano proprio dalla green economy: il 42% del totale delle assunzioni under 30 programmate quest’anno verrà fatto proprio da quel 22% di aziende che fanno investimenti green. Altro dato che risalta è quello che riguarda l’export: afferma il report, infatti, che chi investe nel green preferisce nel 42% dei casi esportare il proprio prodotto all’estero.
Ma green economy vuol dire anche e forse soprattutto innovazione: il 30,4% delle imprese del manifatturiero che investono in eco-efficienza ha effettuato innovazioni di prodotto o di servizi, contro il 16,8% delle imprese non investitrici; e anche redditività: 17 imprese su 100 che investono in questo settore hanno visto crescere in maniera moderata o elevata il loro fatturato.
Ma dove si concentrano maggiormente le imprese che hanno deciso di investire nel green? In tutto lo Stivale sono presenti imprese verdi anche se la maggiore concentrazione è riscontrata nel nord: sono circa 170mila delle328mila imprese green che si localizzano in questa zona. Molto interessante notare come una buona parte di queste imprese è possibile localizzarla anche al sud (93.500), mentre al centro si fermano a 64.800. La Lombardia, con 60mila imprese, è la prima regione italiana per numero di imprese che investono nel verde. Segue il Veneto e l’Emilia Romagna. Per quanto riguarda le province è Roma ha detenere lo scettro con ben 20.450 imprese green, seguita da Milano (18.400) e Torino (11.090).
Possiamo quindi confermare che la Green Economy si sta sempre più facendo largo nella nostra economia. Ma non è ancora sufficiente. Ancora più importante è che “a questo tracciante verde dell’Italia migliore, affermano Unioncamere e Symbola nella prefazione del Report, deve guardare con più curiosità e attenzione la politica quando ragiona di sviluppo e rilancio. E non può non farlo Expo 2015 che partendo dalle fila dell’agroalimentare e dipanandole lungo la filiera e i territori, rappresenterà una straordinaria occasione di rilancio del sistema paese, che in questa green economy ha la sua avanguardia”.