25 Giugno 2019
Gabriele Renzi
GREEN ECONOMY
25 Giugno 2019
Gabriele Renzi

Stato, imprese responsabili e cittadini attivi per rilanciare l’economia civilie

Becchetti: cittadini siano generativi, se aspettiamo il cambiamento sul divano siamo già spacciati

Venerdì prossimo, 28 aprile, il Palazzo Comunale di Latina ospiterà una giornata di lavori intitolata “L’economia civile per le città”. Si tratta di un incontro tra amministratori, imprenditori, associazioni, politici e società civile per condividere buone pratiche e strategie di sviluppo sostenibile. L’evento è organizzato dall’associazione NeXt - Nuova Economia per Tutti per dare ulteriore slancio all’economia civile, un approccio che sta prendendo sempre più piede nel paese.

Per approfondire il tema Leonardo Becchetti, docente di economia all’Università di Tor Vergata e cofondatore di NeXt è intervenuto all’interno di Ecosistema, trasmissione di Earth Day Italia trasmessa da Radio Vaticana Italia.

  

Cos’è l’economia civile e in cosa si differenzia dall’economia tradizionale?

L’economia civile è il mainstream che sta arrivando prossimo venturo perché tutto il sistema si sta muovendo in questa direzione; ha alcune differenze fondamentali rispetto a quella tradizionale, è un modo nuovo di vedere la persona, l'impresa e il valore.

La persona non è l’homo oeconomicus che guarda solo al proprio interesse ed è socialmente dannoso, ma l'uomo capace di cooperazione, capace di fare uno più uno uguale a tre; l'impresa è l'impresa sostenibile, quindi un’impresa che crea valore economico in maniera socialmente e ambientalmente sostenibile, che non guarda solo al massimo profitto, ma è capace di  impatto sociale; infine  il valore non è il Pil, ma è un benessere multidimensionale che include anche la crescita economica: il valore è la capacità di rendere una società generativa.

Tutti questi obiettivi, questo è il punto chiave dell'economia civile, si realizzano attraverso una politica economica a quattro mani; non ci sono solo la mano invisibile dello stato e quella delle istituzioni benevolenti a risolvere i problemi, ma c'è bisogno della terza mano della cittadinanza attiva e della quarta mano delle imprese responsabili.

  

È un modello economico che parte dal basso e che si basa sulle buone pratiche dei territori. Come può competere in uno scenario ormai globalizzato e transnazionale?

Oggi si parla anche di glocalizzazione. I territori competono con altri territori a livello globale e sono chiamati a riscoprire il loro genius loci cioè quella caratteristica non delocalizzabile che li rende attrattivi sia per i capitali che per lavoratori ad alta qualifica e magari per i turisti.

Oggi assistiamo da una competizione tra territori e riuscire a rendere il proprio territorio competitivo e fondamentale: il locale oggi è la chiave nella globalizzazione.

  

Tra pochi giorni il 28 giugno a Latina vi confronterete con amministratori e politici in un “laboratorio di co-progettazione di strategie e politiche attive per lo sviluppo sostenibile” qual è l’obiettivo di questo incontro?

L’obiettivo è quello di fare un altro passo avanti perché oggi abbiamo una grande visione, che è quella dell'economia civile, e abbiamo tante buone pratiche, tante ricette. Dobbiamo incarnarci sempre più nei territori e in questo paese ci sono tanti amministratori locali virtuosi che hanno vinto le elezioni con liste civiche o liste per il bene comune che fanno delle cose interessanti.

Un raccordo molto più forte tra la società civile organizzata e questi amministratori credo sia fondamentale per il progresso sociale proprio perché nell'ottica delle quattro mani dell'economia civile l’amministratore lungimirante è quello che diventa levatore delle energie della società civile e sa sollecitare quell'intelligenza collettiva che è fatta dalle persone sui territori.

  

Quali sono i tavoli principali e gli argomenti su cui vi confronterete?

Parleremo delle cose chiave che oggi sono al centro della questione. L'ecologia, quindi il tema dei rifiuti, della mobilità, della sostenibilità ambientale, l'inclusione, il problema della legalità l'innovazione, la tecnologia, le start up e quelle forme giuridiche attraverso cui si possono organizzare cittadini e amministratori quindi pensiamo alla gestione dei beni comuni condivisa, ai patti territoriali, al voto col portafoglio un po’ quindi tutti quei luoghi su cui può venire la collaborazione proficua tra cittadini, società civile e amministratori.

  

Recentemente sulle pagine di Avvenire un suo articolo scritto assieme al portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile Enrico Giovannini ha lanciato l’idea dei Saturdays for future. Di cosa si tratta?

L'idea è nata in un convegno organizzato da ASviS e NeXT in cui abbiamo parlato di alcuni cash mob che c'erano stati. In quel momento abbiamo detto che sarebbe molto bello se questa capacità di mobilitazione enorme dei giovani che però si esaurisce in una protesta e in una presenza si potesse trasformare invece in un fare generativo. Se questi giovani capissero di avere l’enorme potere di cambiare il mercato non solo attraverso l'appello ai politici, ma anche attraverso le loro scelte di consumo e di risparmio faremmo un enorme passo in avanti.

Da qui l'idea di avere un giorno dopo il friday (for future nda), un sabato nel quale questi stessi giovani vanno a fare un gesto un grande cash mob quindi un voto col portafoglio per premiare i prodotti più sostenibili nella creazione di valore socialmente e ambientalmente sostenibile.

  

Abbiamo parlato molto di impegno civile, ma se pensiamo al primo impegno civile che è quello del voto riscontriamo dei tassi di astensione sempre più consistenti. C'è sicuramente un’incapacità della politica, ma non c'è anche un certo disinteresse da parte di gran parte della popolazione su quelli che sono i temi etici?

Io non do la responsabilità solo ai politici che anzi sono persone che hanno il coraggio di mettersi in gioco con una fatica non indifferente. Io penso che il problema sia anche dei nostri cittadini. Non riuscire a capire che oggi la soddisfazione, la ricchezza di vita passano attraverso l'essere generativi, l'essere attivi creando imprese, facendo volontariato, andando a votare è molto molto grave.

Sappiamo che essere generativi, essere attivi è faticoso ma dobbiamo capire che attraverso questa fatica possiamo cambiare le cose. Se aspettiamo sdraiati sul divano davanti a un talk show che il cambiamento ce lo porti qualcuno dall'alto allora siamo già spacciati.

Io sono convinto però che c'è una parte molto importante del paese che è su questo sentiero di cittadinanza attiva e di cambiamento: è una parte che già trova una ricompensa in quello che fa, ma che vuole alzare la posta in gioco che è quella di cambiare le cose e su questo stiamo lavorando. 

Intervista a Leonardo Becchetti del 25 giugno 2019

L'economista Leonardo Becchetti, cofondatore di NeXt Nuova economia per Tutti, interviene su Ecosistema per parlare di economia civile 

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