Orienteering: lo sport incontra la natura

Definito anche lo sport dei boschi, l’Orienteering nasce nei Paesi scandinavi nel 1897. Vediamo quali sono le sue caratteristiche

5 agosto 2015

Ci sono sport che convivono gomito a gomito con l'ambiente. Uno di questi è l’Orienteering. Definito anche lo sport dei boschi, per il luogo dove si svolge, l’Orienteering nasce nei Paesi scandinavi nel 1897. Nel nostro Paese, si legge nel sito della Fiso –Federazione Italiana Sport Orientamento, muove i primi passi nel 1967. Disciplina inizialmente di nicchia, trova sostenitori in particolare in due regioni, il Trentino e il Lazio. Si tratta di una vera e propria gara di orientamento: muniti esclusivamente di una cartina topografica e di una bussola, l’obiettivo è effettuare un percorso predefinito caratterizzato da punti di controllo.

Come funziona. Si corre con una carta dove sono riportati con grande precisione tutti i dettagli del territorio, oltre ad evidenziare, con dei cerchi, tutti i punti di controllo che l’atleta deve raggiungere. All’orientista, così viene chiamato l’atleta che pratica questo sport, viene dato, oltre alla cartina, il cartellino testimone che dovrà punzonare ogni volta che raggiungerà il punto di controllo. In alternativa, ma questo accade nelle competizioni maggiori, si utilizza un sistema di controllo elettronico con un microchip. Al traguardo viene rilevato il tempo: vince il più veloce a percorrere correttamente tutto il percorso dopo aver raggiunto, nell’ordine, tutti i punti di controllo.
Sono quattro le discipline che caratterizzano l’Orienteering.

Partiamo dalla più classica: la corsa orienteering. La Corsa Orientamento é una prova contro il tempo, in cui il concorrente, con l'ausilio di una carta topografica e della bussola, deve raggiungere nel minor tempo possibile il traguardo, transitando per una serie di punti di controllo che vanno frequentati nell'ordine stabilito.Il suo ambiente naturale sono i boschi ma nessuno vieta di praticarla tra i vicoletti della città.

Mountain bike orienteering: come dice la parola stessa, si pratica in sella ad una mountain bike. La caratteristica fondamentale di questa versione é data dal fatto che é obbligatorio, pena la squalifica, percorrere esclusivamente le strade ed i sentieri segnati in carta, evitando tagli o scorciatoie su terreno naturale. Per poter leggere la carta mentre si pedala ed avere le mani libere per la guida, il concorrente dispone di un leggio girevole fissato al manubrio.

Sci orienteering: è la variante invernale, praticata con gli sci. “L'attrezzatura e la tecnica, si legge nel sito della Federazione, sono quelle dello sci da fondo. Per poter leggere la carta mentre si scia ed avere le mani libere, il concorrente dispone di un leggio girevole che viene fissato al petto con delle bretelle”.

Infine il Trail Orienteering, la versione per tutti, anche per i disabili. Il percorso è facilmente percorribile anche da carrozzine a rotelle a spinta o a motore.

Vista la sua forte relazione con l’ambiente, per sua stessa natura questo sport si pone degli obiettivi di buona pratica e di sostenibilità ambientale e pone particolare enfasi sulla consapevolezza e sull'educazione ambientale

Praticando questo sport, infatti, siamo catapultati nella natura, con tutto quello che ne consegue. Dobbiamo allora entrare in punta di piedi, con rispetto, in questi ambienti naturali, imparando a riconoscere la loro bellezza, ad apprezzarla per poi tutelarla. Ed è proprio questo il grande valore formativo di questo sport: attraverso la sua pratica riscopriamo un nuovo rapporto con la natura, impariamo a riconoscere gli elementi di cui è composta, impariamo cos’è la biodiversità e perché è così importante ai fini della sopravvivenza del nostro pianeta e di noi stessi. Capiamo, quindi, perché occorre tutelarla.

Diego De Cicco

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