22 Marzo 2018
Dario Caputo
TERRITORIO
22 Marzo 2018
Dario Caputo

Acqua. Un bene per tutti. Non per pochi

In occasione della Giornata Mondiale dell’acqua, il Festival dei diritti Umani ha trattato una tematica che è alla base della sopravvivenza del nostro Pianeta: l’acqua. Meno plastica e più bottiglie di vetro potrebbero fare la differenza per risolvere il problema dell’enorme quantità di plastica presente nei nostri mari

La terza giornata del Festival dei Diritti Umani ha avuto come tema principale l’acqua con un dibattito nella sezione Talk dedicato proprio al bene più prezioso del nostro pianeta, durante il quale hanno preso parola, tra i tanti presenti,  Mascha Stroobant, ricercatrice e divulgatrice scientifica, Giovanna Procacci del Comitato Italiano Contratto mondiale sull’acqua e Federico Di Penta dell’associazione Marevivo. Nel giorno del 25esimo anniversario della Giornata Mondiale dell’Acqua,  istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare ad un uso responsabile delle risorse idriche e alla scarsità di acqua potabile che per molti rappresenta una vera e propria condanna a morte, sono state fatte molte riflessioni in merito al fatto che l’acqua non è solo un bene prezioso ma è soprattutto un diritto. Tantissime volte però viene calpestato da chi se ne accaparra, da chi la inquina, da chi la spreca; per cercare di cambiare la situazione molto dipende da ciascuno di noi: semplici azioni come  usare meno plastica o chiudere il rubinetto quando non serve che in realtà potrebbero fare la differenza. Purtroppo i danni ambientali, gli effetti sempre più ricorrenti dei cambiamenti climatici stanno rendendo sempre meno un’eccezione le crisi idriche legate alla disponibilità ed accesso all'acqua potabile, il ciclo naturale dell’acqua è sempre più vulnerabile e la disponibilità di acqua dolce di cui abbiamo bisogno per sopravvivere e prosperare è sempre più ridotta con un conseguente sfruttamento dei suoli, dei fiumi, dei laghi e quindi dei nostri ecosistemi.

L’inquinamento contribuisce a rendere la situazione ancora più critica; una denuncia è arrivata proprio da Federico Di Penta di Marevivo  che ha dichiarato come in Italia ci sia un grande problema legato sia allo smaltimento dei rifiuti sia ad una eccessiva produzione di plastica: “Nel mare ci sono delle vere e proprie isole di plastica che hanno le dimensioni della Spagna ma, dobbiamo pensare che così facendo, togliamo al mare la sua più grande risorsa e cioè i pesci. Se continuiamo così nel 2050 il peso della plastica sarà superiore a quello dei pesci. Tenere pulito il mare è un nostro diritto ma soprattutto un nostro dovere”. Della stessa linea di pensiero la ricercatrice Mascha Stroobant che ha voluto sottolineare la pericolosità delle microplastiche poiché rappresentano un rischio per la salute, la fertilità e la sopravvivenza del nostro ecosistema.
Secondo il Comitato Italiano  Contratto Mondiale sull'acqua, rappresentato da Giovanna Procacci, per risolvere il problema dovrebbero essere trovare delle soluzioni basate sulla salvaguardia del ciclo naturale dell’acqua e invece la visione proposta anche  in occasione della Giornata Mondiale dell’acqua continua ad essere “mercificatoria”: bisogna considerare l’acqua e la natura non come una merce da usare ma come un bene comune della Terra, come fonte di vita e quindi come un “capitale naturale” sul quale investire a livello economico e finanziario.  Le soluzioni da privilegiare dovrebbero quindi puntare sul riconoscimento dell’acqua, della terra, dei fiumi come beni titolari di diritti universali che dovrebbero essere difesi attraverso l’adozione di riconoscimenti e di strumenti di diritto internazionale che introducano cioè obbligazioni vincolanti per gli Stati, a differenza di quanto proposto dall’Onu.

In tal senso il Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’acqua ha redatto la proposta di un Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti economici sociali e culturali” (PIDESC)  che definisce le modalità per rendere concreto il diritto umano all'acqua e ai servizi igienici.  “Investire in nuove foreste, riconoscere il diritto dei fiumi e norme a loro tutela, ripristinare le zone umide, potrebbero essere alcuni dei percorsi con cui rilanciare il ciclo naturale dell'acqua e quindi creare i presupposti di lungo periodo per garantire l’accesso all’acqua alle future generazioni”, con queste parole si è conclusa la terza giornata del Festival dei Diritti Umani.

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