Una nota dell’istituto di ricerca chiede una stretta all’attività venatoria per dare respiro alle specie selvatiche messe alla prova da una delle estati più calde degli ultimi anni
Massime fuori dalla norma, prolungati periodi di siccità e vertiginoso aumento sia del numero degli incendi che della superficie coinvolta (+260% rispetto alla media del decennio precedente). Sono questi i fenomeni che da inizio 2017, e in particolare in questa torrida estate, hanno causato lo stress di molte aree del nostro paese e stanno mettendo a dura prova la capacità di resistenza di numerose specie selvatiche.
Per questo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sta invitando le regioni a porre una serie di limitazioni alla caccia alla vigilia dell’apertura della stagione venatoria (sabato 2 settembre in diverse regioni la preapertura per alcune specie di uccelli).
In una nota comparsa sul sito dell’istituto, il Responsabile dell’Area Pareri Tecnici e Strategie di Conservazione e Gestione Patrimonio Faunistico Nazionale e Mitigazione Impatti, Piero Genovesi, fa notare come “il perdurare di condizioni climatiche estreme, soprattutto nel caso di specie che nel nostro Paese raggiungono il limite meridionale del proprio areale, determina un peggioramento delle condizioni fisiche degli individui rispetto a quanto si registra in annate caratterizzate da valori nella norma dei parametri climatici poiché risulta necessario un maggior dispendio energetico per raggiungere le fonti idriche, che si presentano ridotte e fortemente disperse. Ciò può condizionare negativamente il successo riproduttivo e aumentare la mortalità degli individui giovani e adulti, a causa di una maggior vulnerabilità a malattie e predazione."
Il problema riguarda molti habitat diversi e coinvolge moltissime specie selvatiche; per questo l’Ispra, come già avevano fatto poche settimane fa diverse associazioni ambientaliste, richiede che in via precauzionale vengano posti una serie di vincoli all’attività venatoria: