17 Giugno 2016
Gabriele Renzi
TERRITORIO
17 Giugno 2016
Gabriele Renzi

L’UE trova l’accordo per regolamentare l'importazione dei minerali dei conflitti. Critiche dalla società civile

Focsiv: le lobby hanno avuto più peso della società civile. Cidse: un primo passo

Dopo mesi di negoziati,  Commissione, Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo per rendere obbligatoria la tracciabilità dei minerali importati nello spazio UE.
Il regolamento ha l’obiettivo di arginare il traffico di quei minerali (come stagno, tantalio, tungsteno, oro) provenienti da aree di conflitto, venduti prevalentemente alle imprese produttrici di tecnologia, estratti in maniera illegale da eserciti e organizzazioni criminali che sfruttano intere popolazioni nel lavoro delle miniere.

Quattro i punti principali dell’accordo:

Due diligence obbligatoria per gli importatori. I controlli di due diligence, condotti secondo le linee guida OCSE, dovrebbero essere obbligatori per gli importatori di metalli (stagno, tungsteno, tantalio e oro) e loro materiali grezzi, provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio. Autorità competenti degli Stati membri avranno il compito di assicurare il rispetto delle norme da parte delle imprese, e di determinare le sanzioni per il mancato rispetto delle stesse, con il monitoraggio della Commissione europea.

Nessun onere per le piccole imprese. Le piccole imprese che importano questi minerali non dovrebbero essere tenute a rispettare il sistema di due diligence, per non essere appesantite da oneri burocratici eccessivi. Metalli riciclati, giacenze europee e derivati sono esclusi dal regolamento.

Obblighi di informazione per i grandi produttori e venditori europei. Le grandi imprese europee (con più di 500 dipendenti, soggette quindi alla legislazione UE sulla "rendicontazione non finanziaria”) che producono o vendono prodotti che contengono stagno, tantalio, tungsteno e oro saranno incoraggiate a riferire sulle proprie pratiche di approvvigionamento sulla base di una nuova serie di indicatori che saranno sviluppati dalla Commissione Europea. Inoltre, queste aziende potranno accedere ad un registro istituito dalla Commissione e riferire spontaneamente sulle loro pratiche di due diligence.

Clausola di revisione. La Commissione Europea riferirà al Parlamento sull'efficacia della nuova legge, sia in termini di impatto sul terreno che di adempimento da parte delle imprese, prendendo in considerazione l’eventualità di modificare il regolamento inserendo nuovi e maggiori obblighi vincolanti per le imprese.
Tra le istituzioni Ue e gli europarlamentari si respira un clima di soddisfazione per il compromesso raggiunto. Cecilia Malmström, Commissaria UE per il commercio è convinta che “questa intesa politica sui minerali dei conflitti farà sì che il commercio contribuirà alla pace e alla prosperità nelle comunità e nelle aree di tutto il mondo coinvolte in conflitti armati”.

Più critica la società civile che accoglie solo come un primo passo quello che attualmente considera un regolamento monco dal momento  solo i grandi importatori di metalli e loro materiali grezzi saranno tenuti a controllare il proprio sistema di approvvigionamento mentre tutte le altre imprese che importano minerali in prodotti finiti o semilavorati non avranno alcun obbligo.

Bernd Nilles, segretario generale di CIDSE, ha riconosciuto che “c'è stato un primo passo nella giusta direzione grazie agli sforzi di coloro che hanno lavorato duramente per garantire un approccio obbligatorio sul commercio dei minerali dei conflitti, pur deplorando che i cittadini europei non avranno ancora alcuna garanzia che i prodotti tecnologici che acquistano non nascondano storie di sofferenza. La decisione che è stata presa non mette al centro le persone, soprattutto le più deboli e, per questo, non riflette i principi di un'Unione Europea virtuosa".

Più critico Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV: “Accogliamo la decisione dell’UE sui minerali dei conflitti con molti dubbi sulla sua efficacia. Le lobby delle imprese, a nostro giudizio, hanno avuto più peso rispetto alla domanda delle organizzazioni della società civile che chiedevano un accordo ambizioso e di alto respiro per salvare migliaia di uomini, donne e bambini dallo sfruttamento e dalle violenze perpetrate dai signori della guerra che gestiscono l’estrazione e il commercio illegale di minerali provenienti da aree in conflitto. Quello che abbiamo ottenuto ieri sera è un piccolissimo traguardo ma poco o niente cambierà per coloro che sono quotidianamente colpiti dalle violazioni legate all’attività estrattiva.  La resa dei conti - conclude Cattai - ci sarà grazie alla clausola di revisione, quando i leader UE saranno costretti a rafforzare l’obbligatorietà delle norme per un reale impatto del Regolamento”.

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