16 Maggio 2018
Dario Caputo
TERRITORIO
16 Maggio 2018
Dario Caputo

Pesticidi nelle acque italiane: situazione allarmante

L'ultimo rapporto dell'ISPRA fotografa una situazione preoccupante: in alcune zone si riscontra il 90% di acque inquinate, soprattutto al nord. Diminuiscono le vendite di fitofarmaci, ma nel 67% delle acque di superficie e nel 33% di quelle sotterranee sono stati rilevati i pesticidi.

L’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha pubblicato il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque”, con il quale sono stati divulgati i risultati del monitoraggio delle acque interne superficiali e sotterrane presenti sul territorio nazionale, al fine di individuare eventuali effetti negativi dei pesticidi. Il rapporto si basa su dati raccolti nel biennio 2015-2016, su un campione superiore ai 35.000 siti, per un totale di quasi 2 milioni di analisi effettuate. I risultati non fotografano una situazione idilliaca: le sostanze nocive oggetto delle ricerche sono state rilevate nel 67% delle acque superficiali e nel 33,5% delle acque sotterranee controllate. In alcune regioni d’Italia infatti la presenza dei pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale; in alcune parti del Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto la loro presenza è stata riscontrata nel 90% dei punti delle acque superficiali. Si parla dell’80% in Emilia Romagna e Toscana e del 70% in Lombardia e in provincia di Trento. In Friuli la situazione non migliora se si passano in rassegna le acque sotterrane (81%); stesso discorso per il Piemonte (66%) e Sicilia (60%).

L’erbicida che è risultato essere più presente nelle acque superficiali, superando perfino gli Standard di Qualità Ambientale per le acque (SQA), è il glifosato insieme al suo metabolita AMPA. Altri erbicidi rinvenuti sono stati il metolaclor, che supera i limiti nel 7,7% dei punti di monitoraggio, del suo metabolita metolaclor-esa e del quinclorac, superiore ai limiti nel 10,2% dei casi. Nelle acque sotterranee invece, 260 siti analizzati hanno concentrazioni di pesticidi superiori ai limiti; le sostanze più rinvenute sono gli erbicidi: atrazina, desetil, desisopropil, il glifosato e l’AMPA, ma anche insetticidi e fungicidi. Nelle acque superficiali, la frequenza del superamento degli SQA ha avuto un aumento regolare, raggiungendo il valore massimo nel 2016 con una percentuale del 23,9%; nelle acque sotterrane i valori si aggirano intorno all’8,3%.

Non si tratta tuttavia di dati omogenei: nonostante un notevole incremento dell’attività di monitoraggio e nonostante l’evoluzione dei metodi analitici, l’aumento della copertura territoriale, il numero di campioni e le sostanze ricercate non sono individuate omogeneamente sul territorio nazionale. Ciò suggerisce come sia indispensabile incrementare il monitoraggio riguardo a nuove sostanze indicate dalle linee guida dell’ISPRA.

Un altro segnale negativo riguarda la vendita dei prodotti fitosanitari: dopo oltre dieci anni di diminuzione, nel 2015 le vendite sono state pari a 136.055 tonnellate; i prodotti tossici e molto tossici hanno invece registrato un calo significativo: nel biennio 2015-2016 è stato registrato un -36,7% rispetto alle 5.000 tonnellate raggiunte in passato. Questa diminuzione nelle vendite non trova però riscontro con le quantità di pesticidi rinvenute nelle acque. Prendendo in considerazione il periodo che va dal 2003 al 2016, oltre al numero delle sostanze trovate sono aumentati anche i punti interessati dalla presenza di pesticidi: +20% circa nelle acque superficiali e +10% in quelle sotterranee. Secondo gli esperti ciò sarebbe causato dalla persistenza delle sostanze nelle acque e da una risposta complessivamente molto lenta dell’ambiente: i benefici della diminuzione delle vendite di pesticidi si potranno infatti vedere solo in futuro.

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