Crescono gli arresti, calano reati. Bene su reati contro gli animali e archeomafie, ombre su abusivismo edilizio, ciclo dei rifiuti, incendi e agromafie. I numeri del rapporto Ecomafia 2017
A due anni dall’introduzione della legge sugli ecoreati calano gli illeciti ambientali e il fatturato delle ecomafie mentre crescono arresti denunce e sequestri: è questo il quadro che, in estrema sintesi, esce fuori dal rapporto "Ecomafia 2017 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia", edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat e Novamont.
Forse è ancora presto per dare giudizi definitivi, ma il trend che emerge dal rapporto è positivo: nel 2016 i reati ambientali accertati dalle forze dell’ordine sono stati 25.889, il 7% in meno rispetto ai 27.745 del 2015. Bene, anche se vengono comunque commessi 71 illeciti al giorno, tre ogni ora.
Reati in calo mentre, a testimonianza della bontà dell’operato delle forze dell’ordine e degli strumenti a disposizione, crescono arresti (225 nel 2016 rispetto ai 188 del 2015), denunce (28.818 contro 24.623) e sequestri (7.277 contro 0.055).
In calo, soprattutto, il fatturato complessivo delle ecomafie che oggi si attesta sui 13 miliardi, in calo del 32% rispetto allo scorso anno, calo che, precisa il rapporto, potrebbe tuttavia essere dovuto particolarmente alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso.
Positivo inoltre il calo dei reati contro gli animali (bracconaggio, allevamento illegale, pesca di frodo, commercioillegale, maltrattamenti, combattimenti clandestini, etc) e delle archeomafie (scavi clandestini, furti e traffico illecito di opere d'arte e reperti).
Le ombre principali arrivano invece da abusivismo edilizio, 17.000 i nuovi immobili abusivi del 2016, ciclo dei rifiuti (5.722 reati, + 12% rispetto al 2015), incendi (nel 2016 4.635 roghi hanno mandato in fumo 27.000 ettari di terreno) e agromafie il cui valore oggi ammonta a per un valore complessivo di oltre 703 milioni di euro, il 20% in più rispetto al 2015.
La corruzione inoltre rimane un fenomeno piuttosto esteso: nell’ultimo anno e mezzo Legambiente ha censito ben 76 inchieste in cui le attività illecite in campo ambientale si sono intrecciate con vicende corruttive; negli ultimi 6 anni, dal 2010 al 2016, le inchieste degne di rilievo sono state 352, Lazio (49) e Lombardia (44) le regioni più colpite, seguono Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.
“Quest’anno il Rapporto Ecomafia - dichiara Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente – ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto. Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Luci ed ombre dunque, la legge sugli ecoreati funziona e sta cominciando a dare i suoi frutti, ma la strada da percorrere è ancora lunga, per questo nel rapporto si avanzano delle proposte per compiere ulteriori passi in avanti: