Gli esperti ASviS leggono la manovra finanziaria alla luce degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tentativo di stimolare occupazionale ed economia, ma manca cultura dell'eguaglianza sociale. Timidi sulle rinnovabili
Nel rapporto ASviS che analizza la sostenibilità dell’ultima Legge di Bilancio, grande attenzione è stata messa sugli aspetti prettamente economici e infrastrutturali: si tratta di quella macro-area dell'Agenda 2030 dedicata all’occupazione, allo sviluppo tecnologico e digitale, alle infrastrutture e al benessere delle città, con tutto ciò che ad esse è connesso, dai trasporti agli edifici alla necessità che tutti gli individui vivano in uno stato di eguaglianza sociale.
Secondo il Rapporto sull’innovazione il nostro Paese presenta tanti buoni propositi, ma un complessivo scoordinamento di misure, nonché fondi di scarsa entità finanziaria rispetto ai problemi che l’Italia presenta.
Tanti sono i nuovi strumenti della Legge di Bilancio. Innanzitutto si presta molta attenzione a sostenere le zone colpite da eventi calamitosi, come i finanziamenti in Liguria e la spesa di 2 milioni di euro in favore delle attività culturali in Abruzzo, Lazio e Umbria nelle zone colpite da eventi sismici. Ancora, si introduce un Fondo per interventi di messa in sicurezza dei ponti, con una dotazione annua di 50 milioni di euro dal 2019 al 2023.
Il punto è che si tratta di impegni di scarsa entità finanziaria, e che ci si concentra molto a risolvere situazioni precedenti, mentre non si adotta una valida politica di prevenzione.
Dei passi interessanti sono quelli che sono fatti nell’ambito della mobilità urbana sostenibile, in cui sono promettenti varie iniziative, come quella tesa a favorire la sostituzione del parco auto circolante incentivando veicoli elettrici o ibridi con collegato malus sull’acquisto di auto di grossa cilindrata. Ancora, è stato stanziato un Fondo di 2 milioni di euro per la progettazione di autostrade ciclabili, e anche nel trasporto ferroviario si prevede che vengano destinati fino a 10 milioni di euro sia per il 2019 che per il 2020 alla realizzazione di migliori connessioni, ma mancano misure per il trasporto ferroviario di merci (settore di sicuro interesse a livello di impatto ambientale), così come mancano infrastrutture adatte a dei decisivi cambiamenti che accolgano al meglio veicoli a basso impatto ecologico.
Nessuna norma è stata invece emanata per il consumo di suolo, che non viene affrontato nell’ultima Legge di Bilancio. Come si legge nel documento ASviS, “l’andamento negativo del consumo di suolo […] può essere contrastato con le misure efficaci di rigenerazione urbana e di ripresa dell’attività edilizia sul patrimonio costruito”. In assenza di tutto questo, si teme che l’industria edilizia premerà per costruire su suolo naturale e agricolo.
Per ciò che riguarda la transizione a risorse energetiche pulite, la Legge di Bilancio non presenta le misure di carattere innovativo che sono invece necessarie per aumentare in modo sostanziale la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale. Infatti, a parte misure specifiche come i disincentivi per l’acquisto di autovetture con emissioni di CO2 superiori ad una certa soglia e gli incentivi economici per la rottamazione di veicoli di potenza inferiore o uguale a 11 kW, o ancora il sostegno a nuovi impianti di biogas, mancano iniziative che creino veri e propri piani e progetti di implementazione di una ‘cultura dell’energia rinnovabile’, che potrebbe invece aprire le porte a sistemi innovativi come degli investimenti per le infrastrutture di dispacciamento, e delle forme di scambio di energia tra gli autoproduttori, rimuovendo gli ostacoli normativi attualmente in vigore che non consentono la costituzione delle comunità energetiche.
A parte l’aspetto tipicamente tecnologico, non si può mettere in secondo piano il punto di vista sociale nell’ambito dell’innovazione, dato fondamentalmente dalle risorse umane operanti nell’economia e nella società: laddove esistono, infatti, disuguaglianze, povertà e disoccupazione, è inevitabile un blocco di tipo economico, che a sua volta non permette di far avanzare l’aspetto innovativo e infrastrutturale delle società stesse, implementando un pericoloso circolo vizioso.
La Legge, soprattutto, ha cercato da un lato di migliorare i consumi con il contrasto alla povertà del Reddito di Cittadinanza (che da solo non basta a risolvere davvero la situazione), e dall’altra ha provato ad incentivare la crescita economica tramite fondi per supportare il rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali dello Stato e degli enti territoriali per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Sono inoltre previsti piani occupazionali per favorire l’inclusione di soggetti più deboli socialmente, come le misure a tutela del diritto dei genitori e le retribuzioni INAIL per i disabili. Non vi sono tuttavia misure che migliorino in modo sostanziale l’inclusione lavorativa delle donne e il gender gap retributivo, così come sembrano essere ancora troppo deboli le risorse finanziarie e umane dedicate al rilancio delle infrastrutture per le politiche di occupazione giovanile.
Un altro elemento che sottolinea la scarsa attenzione al tema delle disuguaglianze è il fatto che, nella Legge di Bilancio, sono presenti alcuni elementi che riducono l’integrazione degli immigrati. Si parla infatti di ‘welfare divisivo’ se si pensa all’esclusione degli extracomunitari dalla “Carta della famiglia”, che non rappresenta un costo per le finanze pubbliche ma dà la possibilità di accedere a sconti riconosciuti alle famiglie numerose, oppure, ancora, se si fa riferimento all’eliminazione del vincolo di destinazione alle risorse stanziate per l’assistenza sanitaria agli stranieri non iscritti al SSN.