20 Giugno 2017
VIVERE GREEN
20 Giugno 2017

Il patrono in valigia

Dal volume Treccani "L'Italia e i Santi" un approfondimento sul ruolo dei culti patronali durante i processi migratori italiani

Sono in molti a dimenticarlo, ma anche gli italiani sono stati, e sono in parte tuttora un popolo di migranti.
Non si fuggiva da un paese segnato da catastrofi naturali o cambiamenti climatici, come avviene ai migranti ambientali di oggi, né dalla guerra, le ondate migratorie italiane sono state successive ai principali conflitti del secolo scorso, ma si fuggiva, allora come oggi, dalla miseria alla ricerca di una prospettiva di vita migliore.
La letteratura, il cinema, la musica sono pieni di opere che raccontano le emozioni, i sentimenti, le speranze e la nostalgia dell’emigrato costretto a lasciare il proprio paese, talvolta per una migrazione interna (dal Sud al Nord del paese), talvolta per un’emigrazione totale (in Europa o addirittura oltreoceano).

 
Nel bagaglio che i nostri connazionali portavano con se, oltre ai (pochi) risparmi,  anche radici, usi e tradizioni dei paesi di provenienza, che spesso e volentieri si concretizzavano nelle immagini e nei culti dei santi patroni, come racconta il volume Treccani “L'Italia e i Santi, agiografie, riti e devozioni nella costruzione dell’identità italiana” che dedica un capitolo proprio a “Santità e migrazioni”.
“Il fenomeno migratorio italiano ha vissuto diverse ondate: la prima al momento dell'unità d'Italia quando una politica economica di tipo protezionistico non favoriva la crescita e lo sviluppo del paese. Le ondate successive dopo i due conflitti mondiali, fronte di una situazione economica che era aggravata con riconversione dell'industria bellica in industria civile e con i processi di depauperizzazione che questo fenomeno comportava.”  – spiega Daniele Menozzi, professore ordinario di Storia contemporanea presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, tra i curatori dell’opera - Il Santo patrono è stato un punto di riferimento importante, fondamentale per mantenere un legame con la patria e la propria identità. La presenza dell'immagine del santo patrono del luogo di provenienza nelle case delle prime generazioni di emigrati negli Stati Uniti e in Australia rappresenta una costante nelle ricerche che sono state fatte in materia. Il culto del santo patrono ha costituito l'elemento identitario per le comunità italo/americane, italo/australiane e probabilmente anche italo/brasiliane e italo/argentine.”

 
Un culto non sempre ben visto dalla chiesa locale, in particolare dal clero nord irlandese presente negli Stati Uniti, che nelle feste che le comunità italiane organizzavano intorno ai santi patroni vedevano delle forme religiose poco ortodosse, se non addirittura paganeggianti: “Questo scontro tra autorità ecclesiastiche locali e religiosità popolare manifestata dagli emigranti si è protratto per alcuni decenni – spiega ancora Menozzi - fino a quando si è capito che non ci si trovava di fronte ad una manifestazione pagana, ad un'altra forma di religiosità attraverso la quale si manifestava un bisogno identitario e di appartenenza comunitaria.”
È pur vero che nel corso del tempo, man mano che gli emigranti si adattavano all’american way of life, la festa patronale andava smarrendo la sua componente più spirituale, mantenendo invece l’elemento aggregante sulla cui titolarità entravano in competizione le componenti laiche e religiose della comunità.
Tanti i culti che dall’Italia sono arrivati negli Stati Uniti o in Australia, da San Gennaro, a Sant’Antonio, e molti di questi sono anche riusciti ad uscire dai confini delle comunità di origine; è il caso ad esempio di San Giuda Taddeo che negli Stati Uniti è riuscito ad allargarsi ad altre comunità cattoliche, forse perché da protettore delle cause disperate nella sua figura trovavano consolazione e speranza di poter migliorare la propria situazione drammatica gli emigranti di altre nazionalità come irlandesi, tedeschi, spagnoli.

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