26 Novembre 2014
Gabriele Renzi
VIVERE GREEN
26 Novembre 2014
Gabriele Renzi

Informazione ambientale? Presente, ma ben nascosta.

I dati del primo Rapporto dell’Osservatorio Eco-Media presentati a Roma durante la sesta edizione del Sustainability International Forum

Per parlarne se ne parla, ma meno di quanto si dovrebbe. Le tematiche ambientali sono presenti nelle pagine dei quotidiani italiani, ma in quanto a spazio c’è ancora molto da lavorare. Ci sono temi più importanti, la politica, l’economia, certo, la cronaca, ma anche il gossip, lo spettacolo ed il campionato di calcio.
 
Barbaramente potremmo sintetizzare così i risultati del primo rapporto dell’Osservatorio Eco-Media, nato dalla collaborazione tra l’università Lumsa e Pentapolis Onlus , organizzatrice del Sustainability International Forum, la cui sesta edizione dal titolo “Informazione tra ambiente ed economia: un asset per il rilancio del Belpaese” ha ospitato la presentazione dei dati del rapporto.
 
In Italia, come nel resto del mondo, - afferma Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis Onlus - si registra un’importante crescita di interesse verso azioni compatibili con uno sviluppo sostenibile: la responsabilità sociale delle imprese, i comportamenti rispettosi dell’ambiente e l’etica in genere, sono valutati sempre più come vere esigenze, non solo strategiche. A livello istituzionale, e in ambito privato, vengono considerati valori essenziali per garantire equità sociale e dignità degli individui. La sostenibilità può e deve essere la leva da cui far ripartire una diversa economia, circolare, che sappia conciliare l’interesse generale con quello particolare, rimettere in movimento l’occupazione, soprattutto giovanile, e dare il via ad un nuovo eco-Rinascimento. L’informazione ambientale – conclude Pontillo – è uno dei passaggi fondamentali e può essere un elemento determinante per incidere realmente sulla coscienza collettiva e sui decisori pubblici: ma i media mainstream ancora non brillano per particolare attivismo”.
 
Lo studio ha preso in considerazione gli ultimi tre mesi di quattro quotidiani – Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Repubblica e La Stampa – trovando complessivamente 626 articoli sui temi ambientali, una media di 6,8 articoli al giorno, 1,7 a testata.
Un po’ pochino, soprattutto se si considera che nel 91% dei casi i pezzi non occupano la prima pagina, per farlo serve che l’evento eccezionale di turno (ma siamo sicuri che gli effetti del dissesto idrogeologico del nostro Paese si possano ancora definire eccezionali?) conquisti la prima pagina “grazie” a delle tragiche conseguenze.
 
Analizzando il contenuto degli articoli si nota come lo stakeholder principale sia costituito dalle imprese (32% dei casi), seguono i cittadini (12%), gli enti locali e la società civile (9%).
Segno, questo, che l’ambiente viene percepito come un importante asset economico su cui puntare ed investire, soprattutto in un contesto segnato dalla crisi.
L’ambiente dunque assume dignità nel momento in cui rappresenta un valore economico. Certamente dal punto di vista ideale non è il massimo della vita, ma almeno è un primo passo verso uno sviluppo sostenibile.
Certo, sarebbe meglio partire da una reale e responsabile presa di coscienza dell’impatto che le nostre attività hanno sul pianeta, ma in mancanza di meglio per il momento ci accontentiamo anche del mero interesse economico.
Purchè ci si arrivi.

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