E' stato presentato stamane il Rapporto ASviS che analizza le misure dell'ultima Legge di Bilancio in base agli ultimi dati italiani sullo stato della sostenibilità: presenti anche i Presidenti di Camera e del Consiglio
È stato presentato stamattina il Rapporto ASviS “La Legge di Bilancio 2019 e lo Sviluppo Sostenibile” ai fini di valutare la condizione italiana rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e per proporre provvedimenti atti a migliorare la situazione del nostro Paese. Il report è stato discusso alla Camera dei Deputati con la partecipazione del Presidente della Camera Roberto Fico, del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, dell’Amministratore delegato dell’Enel Francesco Starace (unico rappresentante italiano nella multistakeholder platform sullo sviluppo sostenibile creata dalla Commissione europea) e dei rappresentanti dei principali partiti e movimenti politici.
Il documento, redatto con la collaborazione di 300 esperti, presenta gli SDGs in cui l’Italia, nel 2017, ha fatto dei passi avanti, quelli in cui la situazione è peggiorata e altri in cui è rimasta più o meno stabile. La visione è di tipo globale e integrato, in nome di interventi che vadano ad abbracciare il settore economico, sociale e ambientale per l’implementazione dell’Agenda 2030.
Com’è andata l’Italia nell’ultimo anno di riferimento, ossia il 2017? Per Enrico Giovannini, portavoce ASviS, potrebbe andare meglio: ““La Legge di Bilancio avrebbe potuto fare molto di più per portare l’Italia su un percorso in linea con l’Agenda 2030, anche perché il ritardo accumulato dal nostro Paese è molto ampio. Con questo documento si dimostra che un nuovo modo di disegnare e valutare le politiche è possibile. D’ora in poi il Governo e il Parlamento definiscano ogni singolo provvedimento in modo da realizzare il vero cambiamento che la stragrande maggioranza degli italiani e le oltre 200 organizzazioni aderenti all’ASviS vogliono: un’Italia pienamente sostenibile”.
Per Giovannini, in particolar modo, la difficoltà nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, è data dall’integrazione fra economia, società, ambiente e istituzioni: “Proprio il principio dell’integrazione tra le varie dimensioni è tra gli ostacoli più difficili per introiettare l’Agenda 2030. Questa visione integrata è tra le sfide più importanti. Riguarda tutti i Paesi di tutto il mondo e tutti i settori, e non solo quello pubblico”.
Sempre di sfide parla Roberto Fico: “L’Agenda 2030 ci impegna a riconvertire innanzitutto il nostro sistema industriale e ricorrere a fonti di energia pulita e a basso costo, a passare da un’economia lineare a un’economia circolare, ma ci impegna anche a ridurre le crescenti disuguaglianze tra le varie fasce della popolazione e tra le varie aree del mondo, a lottare contro la povertà, garantendo a tutti risorse adeguate per condurre una vita dignitosa, a creare posti di lavoro sostenibili e duraturi e tutele sociali avanzate, anziché competere sui mercati internazionali abbassando i salari e gli standard sociali, ad assicurare il diritto di tutti all’acqua e a servizi igienico-sanitari, a garantire a tutti un’educazione di qualità e opportunità di apprendimento. Sono sfide sicuramente straordinarie che il nostro Paese e l’Unione Europea nel suo complesso devono affrontare”.
La posizione dell’Italia rispetto ai SDGs (Sustainable Development Goals) risulta essere in grande ritardo. Prosegue Roberto Fico: “Devo purtroppo sottolineare che, da una lettura di dati aggiornati, emerge un preoccupante paradosso: il nostro Paese si è dotato negli ultimi anni, grazie al Parlamento, di strumenti avanzati per fornire alle istituzioni competenti gli elementi di valutazione necessari per attuare l’Agenda 2030, ma rimane indietro nel conseguimento di determinati Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
“Per quanto riguarda gli strumenti - sostiene Fico - l’Italia è il primo Paese che ha inserito gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) nella programmazione economica e di bilancio. Il Governo deve inoltre presentare, entro il mese di febbraio, una relazione che misura l’impatto delle politiche di bilancio proprio in questo ambito. Ci siamo dotati, alla fine del 2017, di una Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Sottolineo inoltre che, presso la Commissione Esteri della Camera, è stato istituito un Comitato Permanente della Commissione Esteri sull’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tuttavia le potenzialità offerte da questi strumenti non sono state ancora utilizzate appieno e ne consegue che siamo ben lontano dal target. Tenendo questo passo, l’Italia non sarà in grado di centrare né gli obiettivi che si è impegnata a raggiungere entro il 2020, né quelli fissati per il 2030”.
Questo paradosso tutto italiano è stato rilevato anche da Pierluigi Stefanini, presidente ASviS e della Fondazione Unipolis: “Ci sono crescenti e diffuse evidenze di sensibilità, impegno, iniziative, progettazione da parte di tanti soggetti della società civile (imprese, sindacati, organizzazioni del terzo settore, fondazioni culturali, università) che stanno sperimentando e si stanno cimentando in questo senso. Ma purtroppo mancano le risposte delle istituzioni della politica: questo è un punto che dobbiamo vedere come colmare e portare a sintesi. La difficoltà che voglio sottolineare è nel riuscire a realizzare quel dialogo fecondo che sia capace e che si ponga l'obiettivo condiviso di creare valore pubblico, ovvero creare le condizioni perché nell’attività che converge tra i diversi soggetti pubblici e privati si riesca a realizzare quella simultaneità di interventi”.
I settori in cui il documento ASviS lamenta povertà di azione italiana sono soprattutto l’economia circolare, in cui vi è assenza di interventi sistemici, i sistemi produttivi che non effettuano il salto ecologico, l’occupazione giovanile e femminile che risulta ancora preoccupante, il cambiamento climatico e il degrado ambientale che sono supportati da provvedimenti ancora troppo poco incisivi.
Eppure l’80% degli italiani vuole una politica che promuova la sostenibilità. Un sondaggio, realizzato a gennaio 2019 dalla Fondazione Unipolis, presenta infatti i seguenti dati:
Risulta favorevole il 91,6% dei giovani nella fascia d’età 15-24, e il 75,3% degli over 65. Inoltre, è favorevole anche il 90,5% di chi possiede un elevato titolo di studio.
Pare dunque che un atteggiamento positivo nei confronti della sostenibilità ambientale vada di pari passo con l’informazione, l’istruzione e la capacità di essere incuriositi dall’attualità. Per questo motivo, Pierluigi Steganini afferma che, oltre ad un deciso passo di cambiamento delle politiche pubbliche, occorre mettere in atto campagne d’informazione e di sensibilizzazione. Chiede inoltre di istituire a Palazzo Chigi la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, che faccia da organo di coordinamento e integrazione delle politiche di approccio sistemico al problema.
Prosegue Giovannini: “Chiediamo al Governo e al Parlamento un impegno formale a far sì che, d’ora in poi, nelle relazioni tecniche di tutti i provvedimenti legislativi ci sia un’analisi preventiva degli impatti attesi sui singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Si tratterebbe di un’innovazione storica nel rapporto tra istituzioni e cittadini, i quali chiedono a gran voce trasparenza nelle decisioni politiche”.
Oggi, l’ASviS ha anche pubblicato l’aggiornamento degli indicatori compositi (elaborati dall’Alleanza sulla base degli ultimi dati Istat) per misurare i movimenti dell’Italia rispetto ai 17 SDGs. In sintesi, emerge che, tra 2016 e 2017, la situazione è migliorata per 10 goal, è peggiorata per 4, è rimasta invariata per 2 e non è misurabile per uno (il 14, Ecosistema Marino) per mancanza di dati relativi.
In Italia la situazione è migliorata per i seguenti SDGs:
La situazione è invece peggiorata nei seguenti casi:
Si registra stabilità, invece, per i seguenti goal:
Tra le proposte che ASviS fa a proposito di questa fotografia italiana sullo sviluppo sostenibile, le seguenti:
- Si chiede che il Governo e il Parlamento assumano un impegno formale a far sì che, d’ora in poi, nelle relazioni tecniche di tutti i provvedimenti legislativi ci sia un’analisi preventiva degli impatti attesi sui singoli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
- Si propone anche l’avvio di programmi di formazione sull’Agenda 2030:
o Per il personale del Parlamento e gli assistenti ai parlamentari;
o Per i dirigenti delle amministrazioni centrali, regionali e locali.
- Si chiede che il Governo attui urgentemente quanto previsto dalla Direttiva di marzo 2018:
o Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile istituita presso la Presidenza del Consiglio;
o Coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni;
o Inserimento dell’Agenda 2030 nella programmazione delle amministrazioni pubbliche;
o Rendicontazione entro fine febbraio sull’attuazione della Strategia di Sviluppo Sostenibile;
o Azioni di sensibilizzazione della popolazione sull’Agenda 2030.
- Si domanda l’impegno delle forze politiche per calendarizzare la discussione sul disegno di legge costituzionale per l’inserimento in Costituzione del principio dello sviluppo sostenibile.
- Si ribadisce la proposte di trasformare il CIPE in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile, di istituire il Consiglio per le politiche di genere, di definire un’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile e ricostituire, su base diversa, il Comitato interministeriale per le politiche urbane.
- Si propone la predisposizione di una legge annuale per lo sviluppo sostenibile.
- Si propone al Presidente del Consiglio di assumere una forte leadership per l’attuazione dell’Agenda 2030, anche in vista del prossimo Consiglio europeo che dovrà esprimersi sul Reflection Paper della Commissione europea su come incorporare l’Agenda 2030 nelle politiche dell’Unione e dei singoli Paesi membri. I tre scenari possibili per l’Europa sono i seguenti:
o Agenda 2030 come “architrave” di tutte le politiche;
o Mainstreaming dello sviluppo sostenibile nelle politiche europee;
o Utilizzazione solo per le politiche di cooperazione.
La risposta a tali proposte è quella del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Si tratta di piccoli passi che muoviamo lungo la strada del benessere e dello sviluppo sostenibile, grazie al continuo confronto con gli studiosi e le realtà più attive nella partita per la sostenibilità come ASviS, e sono personalmente favorevole a incrementare questi passi. Dico pubblicamente che sarà in partenza, presso la Presidenza del Consiglio, una struttura di coordinamento delle politiche ministeriali, e assicuro anche la mia massima disponibilità a coordinare una strategia per lo sviluppo sostenibile. Molte delle segnalazioni e dei suggerimenti che ci sono stati fatti oggi li accogliamo volentieri, come una Consulta per le Politiche di Genere e un’Agenda Urbana per lo sviluppo sostenibile, e valuteremo senz’altro come orientare l’iniziativa del CIPE verso pratiche e obiettivi di sviluppo sostenibile. Posso inoltre confermare che l’Italia è molto sensibile a livello europeo per quanto riguarda l’integrazione dell’Agenda 2030 in modo stabile nelle politiche europee”.